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Morto a sua insaputa
La colonia dei giallisti bolognesi non è solo affidata a Lucarelli e alla Verasani, che però nel suo ultimo romanzo ha cambiato decisamente di genere, ma c’è pure la coppia Zap & Ida, su cui in passato mi ero già espresso, mi pare di ricordare in termini favorevoli. Poi avevano cessato di darmi i loro prodotti, al che ho dovuto rampognarli e impadronirmi quasi a forza di questo recente Moro a sua insaputa, dominato senza dubbio da una trovata interessante e abbastanza originale, di presentarci l’eroe della vicenda già morto, ostentando un nome, Amareno Fabbri, in cui c’è tutta l’ironia di cui questa coppia è capace, e anche il richiamo ai lidi bolognesi, che hanno avuto proprio nell’Amarena Fabbri un prodotto d’eccellenza, particolarmente amato dai piccoli. Questa invenzione paradossale e ingegnosa regge molto bene per qualche tempo, anche perché, per gente di casa nostra, c’è il piacere di seguire le peregrinazioni del protagonista per le vie di Bologna, ghiotto divoratore dei nostri piatti tipici come la tagliatelle al ragù. Infatti questo morto di carattere particolare non è affatto privato del piacere di gustare i cibi tipici delle nostre parti. Ma forse gli autori eccedono nel dotare il loro detective morto di poteri eccessivi. Ovviamente per chi effettua indagini è un grande vantaggio avvicinarsi ai presunti colpevoli senza essere visto da loro. Ma forse la nostra coppia eccede dandogli anche il potere di solcare il tempo e lo spazio, e di rendersi immediatamente presente sulla scena dei crimini. E in definitiva questi vantaggi forniti al loro operatore invisibile e collocato in una invidiabile posizione di onniscienza alla lunga diventa un po’ irritante e soprattutto ripetitiva, gli autori non sembrano sapere bene come uscire dalla loro macchina industriosa, come darle un finale degno di loro, e non consistente solo in infinite repliche di risorse ed espedienti di cui ormai abbiamo ben compreso il funzionamento.
Zap & Ida, Morto a sua insaputa, Giraldi Editore, pp. 179, euro 15.