La settimana scorsa ho detto del mio forte coinvolgimento verso i narratori emersi negli anni Novanta del secolo scorso attraverso le letture che si effettuavano a Reggio Emilia, a RicercaRE. L’occasione era stata una ennesima buona prova di Giulio Mozzi, esponente della serie al maschile di quelle felici uscite. Ma a conferma di quanto il fenomeno fosse imponente, ci fu anche una numerosa e vivace partecipazione al femminile, quale, anche per questo verso, a mio avviso non si era avuta in tutti i decenni precedenti. Anzi, nel ’93 partimmo proprio mettendo in pista i casi eccellenti di Silvia Ballestra e di Rossana Campo, che poi si sono confermate di uscita in uscita. Ma, più irregolare, estemporanea, umorosa nei modi, c’era anche Isabella Santacroce, capace di concentrare in sé una incredibile eredità di motivi eversivi, pronta cioè a prendere il testimone da “beat generation”, figlie dei fiori, rivoltose del ’68. Si parlò anche di una Dark Lady e così via. Col rischio, evidentemente, di bruciarsi in fiammate troppo esuberanti, tali da consumare l’ossigeno, da ardere per tempi ridotti. Per fortuna, in alcune prove Isabella è riuscita a darsi una regola, a imporsi una disciplina, andando a prenderle, per fortuna, in settori del tutto congeniali al suo programmatico maledettismo. Credo che il suo romanzo “V.M.18” (Vietato ai minori di 18 anni) del 2007 sia un capolavoro assoluto proprio per l’intelligenza di assumere moduli addirittura da Sade, di praticare una specie di sadismo per le dame, in dimensione di agile, ironica applicazione, quasi di crudeltà in crinoline, in veste settecentesca. Poi c’è stato un meno convincente tentativo di riscrivere Alice nel Paese delle meraviglie (“Lulu Delacroix”, 2010), ma subito riscattato da “Amorino”, 2012, in cui l’opzione a favore di perversioni, crudeltà, inenarrabili cinismi andava a rafforzarsi, ancora una volta rubando storie o profili da qualche vicenda del romanzo nero o gotico, sempre di specie anglosassone. Ora, con il recente “Supernova”, siamo a una nuova prova, ma sembra proprio che la nostra scrittrice sia dedita alle alternanze, a passi avanti e passi indietro. Qui non trovo nessuna regola o strategia, pur nella programmatica ostensione di sregolatezza. Sembra quasi di essere tornati ai primi tempi, di un dare fuoco alle polveri senza alcuna preoccupazione di cercare un’economia. Mi viene il sospetto, che quest’opera non rispetti uno sviluppo cronologico e soprattutto logico, come se si trattasse di un manoscritto rimasto nel cassetto e ora rimesso in circolazione. Naturalmente non è che vengano meno le tracce di una magnifica esuberanza e vitalità, quale del resto è annunciata fin dal titolo, “Supernova”, con riferimento all’emergere di stelle che appaiono all’improvviso nel firmamento annunciandosi con scoppi di energia smisurata, il che quindi non permette una amministrazione ben ponderata. Abbiamo alcuni adolescenti in libera uscita, Dorothy, Eva Thomas, al di là dei sessi, in rivolta contro tutto, contro una madre ritenuta troppo indifferente e chiusa nel suo egoismo, contro adulti che da loro attendono solo prestazioni sessuali. C’è anche una escursione continua dai bassifondi, dagli stati più miserabili alle frequentazioni di lusso sfrenato, forse la sequenza più godibile è quando i nostri si infiltrano in un hotel addirittura a sette stelle, concedendosi bagni in vasche riempite di fragole, a significare che l’inutile, l’eccessivo, il super-prezioso diviene una esigenza irrinunciabile. E divertenti sono anche le modalità secondo cui questi sfrenati eversori mettono in croce un maggiordomo costretto dal dovere, e dall’alto costo della suite di lusso che i giovani dannati si concedono, a seguire tutti i loro mille capricci. Siamo immersi in una girandola di petardi, in una accensione di fuochi d’artificio, forse il tutto innescato per poter ammettere che in tal modo “non sentiamo la morte”, c’è una specie di continua bruciatura di ogni dato, per cui ciascuno di questi adolescenti si porta dietro “lo scheletro dei tuoi ricordi”, e diviene “la bara di tutto”. Ma è un peccato che tanta indubbia energia esploda un po’ a vuoto. Speriamo che Isabella, in un prossimo cimento che certo non mancherà, sia in grado di ridarsi una regia, un controllo, una frenata.
Isabella Santacroce, Supernova, Mondadori, pp. 161 euro 18.