Mi auguro proprio che Emanuele Trevi non vinca il prossimo Premio Strega. I miei voti, inutili, vanno semmai a Andrea Bajani, con riserva di dare un’occhiata pure a Edith Brook, altra presenza nella cinquina. Di Trevi posso riconoscere le qualità di critico letterario, senza dubbio fine e sottile, come gli viene riconosciuto in pagine a stampa di giornali importanti di cui ormai è ospite fisso. Avevo pure esaminato, ma con molte perplessità, una sua precedente comparsa in veste di narratore, con Il popolo di legno, dedicandogli sull’”Immaginazione” un “pollice”, incerto se essere positivo o negativo, per una vicenda alquanto complessa, sbalestrata tra fini non ben concomitanti, comunque abbastanza curiosa e intrigante. Ora Trevi, con Due vite, ha raddrizzato la sua rotta, ma fin troppo, in fondo è rifluito nel mestiere di critico-recensore che certo sa svolgere bene. Ha fatto tutto da sé, si è inventato due presenze di intellettuali, a cui ha attribuito una schedina bibliografica così da farne degli autori apprezzabili, degni della sua considerazione. Insomma, si è finto degli obiettivi di comodo, situazione curiosa di un critico che si provvede in proprio della materia necessaria per condurre l’esercizio in cui è abilitato. Ecco dunque presentarsi alla sua e nostra attenzione Rocco Carbone e Pia Pera, ma un po’ al modo in cui in un baraccone di attrazioni compaiono due sagome contro cui sparare a salve. Che è quanto fa con impegno l’autore in questo suo tiro al bersaglio, con strani dislivelli tra i due, ma con tanta difficoltà nel renderli autonomi, o addirittura nell’accostare due esistenze così difformi, procedenti ciascuna per la sua strada. E contrassegnate da alti e bassi, per un verso la solennità con cui vengino inventate le doti intellettuali e le prestazioni dei due, per un altro i modi vili di sbarazzarsene. Si pensi che Carbone, nonostante l’aristocrazia del suo profilo di intellettuale, fa una brutta fine in un incidente stradale, mentre Pia Pera viene eliminata attraverso il procedere di una malattia inesorabile. Meglio insomma che Trevi applichi le sue doti critiche senza dubbio valide a opere ed autori davvero esistenti, senza darsi la pena di crearli a proprio uso e consumo.
Emanuele Trevi, Due vite, Neri Pozza, pp. 125, euro 15.