Termino la mia velleitaria classificazione dei cinque del Campiello ponendo all’ultimo posto Benedetta Tobagi e la sua Resistenza delle donne, ma in realtà si tratta più propriamente di un fuori classifica, infatti siamo in presenza di un saggio molto valido come raccolta di documenti a sostegno della tesi già espressa dal titolo.. Se i lettori del Campiello lo preferissero ad altri sarebbe da parte loro un rifiuto espresso contro il fictional, il narrativo. Trovo inutile qui ripercorrere i documenti senza dubbio probanti che la Tobagi allinea con cura, Mi limiterò à a dire che attraverso le sue testimonianze sono rinati in me dei ricordi di quel ragazzino che nel’43 aveva solo otto anni, vedo ancora i nostri soldati che entravano nelle nostre case chiedendo disperatamente se avevano abiti civili da dargli, mentre la strada provinciale, anche se corrispondente a un passo minore sull’Appennino, cra coperta da una sfilata ininterrotta di armate tedesche che, composte e rigorose, andavano a invadere l’Italia del Sud per distruggere ogni nostra illusione che con l’armistizio dell’8 settembre la guerra fosse davvero cessata. E ricordo anche il nostro accorrere a tremi fermi sui binari con tanti vagoni bestiame dai cui finestrini uscivano mani che protendevano biglietti con la raccomandazione di avvisare i parenti del destino crudele che li attendeva. Ricordo pure che ci limitavamo a dargli qualche patata bollita, anche noi allora non nuotavamo certo nel grasso. E si leggono anche con ammirazione e rispetto i profilii dedicati a donne allora emerse appunto nella resistenza, Tuto ciò è senza dubbio valido, ma si conforma al genere della memoria, della testimonianza storca, uno sviluppo narrativo è altra cosa.
Benedetta Tobagi, La resistenza delle donne, Einaudi, pp. 365, euro 22.