Domani, domenica 20, non andrò a votare al referendum per due ragioni, trovo incredibile che la nostra costituzione ammetta un referendum confermativo senza indicare un quorum. Poniamo che domani votino solo nove persone, cinque per l’abolizione dei seggi parlamentari, quattro contro, per vedere passare la risoluzione positiva. Mentre si sa bene che per le risoluzioni negative ci vuole un pesante quorum che ne ha provocato tante volte la nullità. Perché questa inconcepibile differenza? Non sarebbe il caso di chiedere in merito un mutamento proprio della costituzione? Altro fatto sconcertante è che quasi nessuno abbia ricordato in merito che, semmai, il vero mutamento costituzionale da chiedere sarebbe stato di abolire il bicameralismo perfetto e inconcludente, che ci affligge. Era anche l’occasione per ricordare i meriti storici spettanti a Matteo Renzi, che si è dato da fare per anni per giungere a questo cruciale e davvero utile mutamento. Io a suo tempo ho eretto una colonna dell’infamia di sapore manzoniano contro quanti, a cominciare da Zagrebelsky, hanno bocciato quella essenziale riforma solo perché Renzi gli stava antipatico e non volevano che acquistasse troppo potere. Purtroppo la cosa non è certo nuova , nella storia del nostro Paese. Il destino si è dimostrato “cinico e baro”, per usare le parole stesse di Saragat, intanto contro di lui, quando pure ha compiuto un passo di grande utilità separando le sorti del socialismo democratico dallo stato di asservimenti al PCI cui lo aveva condannato Pietro Nenni. Ma poi questo leader si era ravveduto e aveva messo in corsa Bettino Craxi, anche lui poi crocifisso da un’Italia che detesta quanti vogliono cambiare, preferendo la stanca routine, l’assuefazione a cose che non vanno, per paura delle novità. Ora tocca proprio a Renzi essere crocifisso da tutti gli eredi dell’estremismo di sinistra, il che funziona anche da cartina di tornasole, da siepe spartitraffico per giudicare chi è è socialdemocratico e chi invece resta erede di vecchi estremismi.