Letteratura

Pascale, gli alberi stanno a guardare

Continuo a stilare la mia ipotetica classifica dei cinque finalisti al Campiello, curioso di vedere in che misura il pubblico di comuni lettori coinciderà con le mie scelte. Ho già detto anche che al primo posto spero che vedere la Ranieri, col suo Stradarioeccetera. E anche per il secondo ho fatto la mia opzione  a favore di Bernardo Zannoni, conquistato dal coraggio con cui fa parlare direttamente degli animali in modi abbastanza verosimili. Al terzo posto metterei Antonio Pascale con La foglia di fico, e relativo sottotitolo, Storie dialberi, donne, uomini, osservando che per fortuna della sorte di quet’opera gli alberi c’entrano solo in parte, è vero che i vari faggi, ciliegi, pini eccetera aprono ogni capitolo, accompagnati anche da  dipinti e pagine simil- manoscritte, ma per fortuna il rapporto tra questi vegetali e le storie che coprono è alquanto casuale, e soprattutto provviosio, subito sostituito dalla forza delle vicende umane collocate alla lo ro ombra, ma che in definitiva strappano un protagonismo, anche se, quando questo venga svolto in banale parafrasi, ne abbiamo vicende che in definitiva ci riportano al main stream di tanti altri romanzi del nostri giorni: storie di persone sorprese già negli anni dell’infanzia, che poi le dure leggi della vita portano a separarsi, e magari anche a litigare tra loro. Amori che sembrano efficaci na che poi si perdono come corsi d’acqua nel descrto. Genitori ansiosi per proteggere la loro prole e far loro carriera. E beninteso gli alberi chiamati in causa servono ogni svolta da spunti di partenza, non si sa fino a qual punto davvero funzionale a sorreggere le storie che si svolgono alla loro ombra, o invece soltanto in funzione della professione di uno dei protagonisti, specializzato in arboricultura, di cui quindi intende darci prove consistenti. Ma se non ci fosse la valida materia umana che prontamente si sviluppa sotto le fronde, con discutibili rapporti di continuità con i casi narrati, l’intero racconto cadrebbe in una specie di arcadia. o di intento a rispettare un “come volevasi dimostrare”: per fortuna il narratoree scarta da questi sentieri prevedibili e pre-tracciati, imboccando piste più originali e movimentate, e in definitiva più interessanti. Gli alberi stanno a guardare da lontano, offrendo una partecipazione che per fortuna appare alquanto forzata o addirittura inutile.

Antonio Pascale, La foglia di fico, Einaudi, pp. 290, euro 20.

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