Ho saputo sempre attraverso Artribune che esiste a Venezia una Fondazione in onore di Virgilio Guidi (1891-1984), artista dai molti meriti, primo fra tutti di essere stato il più mobile e vario fra tutti i maestri del nostro primo Novecento. Partito dalla prima Scuola romana, e dunque da un realismo intimista alla maniera di Donghi e altri, se ne era presto distaccato,. Decisivo fu il suo trasferimento a Venezia, dove per esempio si industriò a lungo sull’Isola di S. Giorgio, fino a farla diventare un esile puntino quasi invisibile. E si occupò molto anche della figura femminile, racchiudendola tra due ogive, molto leggere ed eleganti, che furono la matrice per artisti successivi, Mandelli e Bendini. Io lo conobbi a Bologna, dove era stato trasferito in qualità di maestro di pittura, ma come era allora consuetudine, veniva solo alla fine del mese per ritirare lo stipendio. Eppure mi fu prodigo di insegnamenti, oltretutto facendomi partecipare per la prima volta a una collettiva di veneziani e bolognesi. C’era un guaio, che parlava masticandoun bocchino, come magra consolazione per il fumo che gli era impedito, con ciò i suoi discorsi non erano molto comprensibili, anche se a me si rivolgeva in modo particolare, dato che grazie alla mia precoce partecipazione come critico d’arte sul “Verri” godevo già di una certa notorietà. Ma più che altro bisogava vederlo nella “sua” Venezia, che per lui risultava divisa in due, una parte riservata alla moglie, una più libera in cui poteva dare prova della sua generosità. Per esempio invitando a pranzo chiunque incontrava. Ricordo i suoi commoventi incontri con l’allora giovane Tancredi. In seguito, unico tra i cosiddetti Maestri, ebbe il coraggio di aderire allo Spazialismo, facendosi anche ispirare da certe soluzioni statunitensi di Espressionismo astratto. Una vasta e multiforme produzione che ebbe un mentore nel genero, Toni Toniato, ma dopo la sua morte, d’accordo con la moglie e figlia di lui fecero un errorre di buona volontà, donarono cioè ai Musei veneziani un gran numero di suoi dipinti. Ora bisogna ricordarsi che se non si è Picasso o Morandi i musei mettono in cantina i dipinti che credono gli siano stati donati in eccesso, Scottato da questa soluzione adottata dai musei veneziani, il sui mentore Toniato trasferì questa caterva di opere al Museo civico di Bologna, dove tuttavia non hanno avuto miglior sorte. Ma malgrado questi prevedibili infortuni credo che Guidi si meriti un’ampia retrospettiva riparatoria, spero che da qualche parte si riesca a farla, e io sarei