Niki de Saint Phalle
Il Mudec di Milano, che in sostanza sostituisce l’insufficiente Museo del Novecento, dedica un giusto omaggio a Niki de Saint Phalle (1930-2002), l’unica donna tra i Nouveaux Réalistes, e a pieno titolo, di grande attualità in questo momento in cui si sta rivendicando il ruolo delle donne in ogni campo, a cominciare dall’arte. Lei aveva iniziato quasi succube, anche sul piani sentimentale, di Jean Tinguely con cui era in piena gara quanto ad asprezza di interventi nella famosa mostra milanese del 1970, al concludersi del primo decennio di attività del gruppo. Infatti bersagliava con una fionda un’immagine, affidandosi alla pura casualità. Ma poi ha concepito una immagine femminile, matrioska russa, fattucchiera, donna pronta a concedere l’utero in affitto, il tutto confezionato con materie plastiche adatte a conferire una rotondità perfino eccessiva all’immagine muliebre, cosparsa anche di ornamenti e amuleti, Insomma, una icona centrale anche per tutti gli attuali tentativi di rendere sacra la figura muliebre. Inoltre si era costituita un Giardino detto dei Tarocchi interamente rivolto a custodire le sue creazioni, senza commettere l’errore di Daniel Spoerri, che nel suo parco, dalla parte opposta dell’Amiata, aveva ospitato amici e colleghi perdendo di unicità e incorrendo in un certo eclettismo. Cosa che certo non si può dire di Niki, assolutamente padrona in esclusiva del suo universo muliebre, in tutte le sue manifestazioni, anche caricaturali e perverse.