Attualità

Nadia Terranova

Madia Terranova

 Mi sono procurato questo romanzo di un’autrice che non conoscevo, ma che ci parla di un personaggio, di una bisnonna Venera con cui è quasi impossibile non solidalizzare, data la sorte che ha dovuto sopportare. Appena ventenne, nell’altro secolo, e dopo due parti viene rinchiusa in manicomio senza reagire, perché non vuole rappresentare un ostacolo né per il marito né per ogni altro membro della famiglia. Sono anni durissimi, dove per non smarrire il passare del tempo la reclusa è costretta a rigare le pareti con le tracce che riesce a imprmere con un gioiello che miracolosamente le hanno lasciato. Comunque, il suo è un martirio continuo sostenuto con una pazienza da certosino,  roba di altro secolo e di altri tempi, ai nostri giorni nessuno ne sarebbe capace. E infatti i pronipoti che non mancano costituiscono quasi una parte inutile in questo dramma, potrebbe facilmente essere espunti, giganteggia quell’ingiustizia sofferta dalla povera ragazza che accetta senza fiatare la dura priva, per salvare l’onore di un marito che peraltro la trascura,  e di figli anche loro pressoché   immemori di lei. Per qt verso il titolo del romanzo   ha una sua efficace, infatti rovistando nel passato si può dire che i parenti dell’oggi sanno qualcosa di quella società  di mummia del passato, che comunque  resta l’unico obiettivi valido e meritevole dell’intero romanzo, il resto sono solo chiacchiere e vani riempitivi.

Nadia Terranova, “Quello che so di te”, Ganda,  pp. 261, euro 19.

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