Mary Cassatt
Scopro che è il secondo centenario dalla morte di Mary Cassatt, artista statunitense (1844-1926), ma attratta dal faro di Parigi e partecipe da vicino dell’impresa degli Impressionisti, assieme alla autoctona Berthe Morisot. Scopro di essere stato vittima di bieco maschilismo non essendomi mai occupato delle due, nonostante che la loro presenza in quel gruppo di avanguardia fosse un dato strepitoso a riprova della loro capacità innovativa. Tra le due, risulta essere stata proprio l’allotria la più fotte, un dipinto come Little Girl in a Blue Arnchair è un capolavoro assoluto, con quelle poltrone che cingono l’immagine femminile come un fortilizio, gareggiando con l’elemento umano in fora ed evidenza. Nella mia pittura vorrei essere in grado di raggiungere una uguale forza, anche nel far risultare gli elementi plastici, dando ad essi un rilievo non certo inferiore alla presenza umana. Una forza che la Cassatt ha confermato anche in The lodge, dove ha gareggiato con temi analoghi del lontano Goya e del vicino Manet. Infatti ci fu quasi uni scambio di prerogative tra lei e la collega Morisot, quest’ultima è vissuta all’ombra di Manet, sia che ne sia stata davvero l’amante o che si sia limitata a esserlo del fratello di lui. Ma in ogni caso la Morisot ci ha dato un’immagine alleggerita e quasi sfibrata del grande Manet, ma la nordamericana, che pure avrebbe dovuto esserne più lontana, in effetti è stata capace di rivaleggiare con lui nella forza conferita ai suoi soggetti, anche se poi anche lei, come la Morisot, ha sacrificato a temi di maternità, costretti ad adottare tono leggeri, quasi trasparenti. A livello biografico è stat più fortunata della collega, con un’esistenza molo più lunga (l’altra se n’era andata nel 1895). Però amareggiata da una cecità incalzante, quasi come Monet, sostituita da una intrepida lotta a favore della condizione femminile, il che la rende ancor più attuale e degna di nota.
Mary Cassatt, Philadelphia Museum of Art, fino all’8 settembre.