Naturalmente sono felicissimo per l’esito delle elezioni presidenziali, con la conferma di Mattarella, come il nostro popolo auspicava da temo, e in questo senso si era espresso proprio alla prima della Scala invitandolo a un bis, ben più importante di quello che si può chiedere a pezzi di bravura di cantanti o orchestrali. L’elezione bis di Mattarella ha avuto l’ostilità di tutte le forze importanti, della politica e del giornalismo, ma è stata sostenuta dai cosiddetti peones, dalla folla anonima di deputati e senatori in piena rivolta contro i loro caporioni, che come si sa bene non ne hanno azzeccata una, hanno continuato a sbagliare, a incasinare i giochi. Del resto, diciamocela tutta, ovviamente il bis di Mattarella non può essere condizionato in partenza, gli spetta un settennato pieno, ma ben difficilmente lo farà, basterà che ci porti alle elezioni politiche del 2023, quasi un obbligo per lui, per compensare il suo fatale errore di non averci subito portato a nuove elezioni cinque anni fa, dando tempo a Salvini e alla Lega di ingrossarsi in misura anomala. Ora evidentemente i giochi saranno aperti, sarà giusto che il nostro elettorato ritrovi un sano bipolarismo, decidendo tra centro-destra e centro-sinistra. A quel punto Mattarella ci potrà lasciare, col titolo più che meritato di presidente emerito, lasciando definitivamente il Quirinale. Per il quale si parrà un inquilino d’eccezione, Draghi, che nel frattempo avrà terminato pure lui il compito salvifico di guidare il carrozzone del governo. Non credo che gli convenga scendere in campo mettendosi a capo di una delle due fazioni in lotta tra loro. Meglio che da quel momento Draghi assuma il ruolo di arbitro dei nostri destini, dal Colle più alto, godendosi per intero il settennato che gli spetterà. Giochi perfetti, a orologeria, tutto bene quel che finisce bene.