Eccomi allora a commentare l’esito delle elezioni di ieri, di cui era già chiaro l’andamento in una delle tante tavole rotonde. Ho seguito, ma non troppo, quella tenuta da Enrico Mentana, il mio preferito tra i conduttori di telegiornali, che però deve stare attento a non eccedere in frizzi e lazzi. Ieri sera ha sconcertato alcuni dei suoi ospiti con certe battutine di spirito. Ospiti che peraltro hanno confermato il provincialismo di noi Italiani, o meglio, l’aveva già detto una volta per tutte il Guicciardini, il nostro viscerale attaccamento al “particulare”. Infatti i vari commenti dei sapientoni in scena hanno messo subito tra parentesi l’esito del voto a livello europeo, come se invece non ne fosse stato il fine primario, concentrandosi invece sui fatti di casa nostra, ma con una preterizione incredibile, non premettendo alle loro sottili disquisizioni che il loro era un esercizio puramente virtuale. Come ben sappiamo, il parlamento è quello che è, con una stragande maggioranza pentastellata, e una esigua pattuglia leghista, cui solo i timori del pavido Mattarella hanno consentito di prendere il comando. Ma certo, era senza dubbio lecito condurre una specie di proiezione, chiedersi cioè quale effetto nei prossimi mesi potrebbe venire dagli attuali risultati elettorali. Mi sembra evidente che la Lega non staccherà affatto il pedale, visto che fin qui è riuscita a fare dei maggioritari pentastellati non più che uno sgabello su cui erigersi. Che interesse avrebbe Salvini a rompere questa tela, per andare tutt’al più a una coabitazione con Berlusconi e la Meloni? Il problema invece si pone per Di Maio e compagni , che si vedono superati perfino dai fino a ieri da loro vituperato Pd. Zingaretti e compagni possono a loro volta tirare un respiro di sollievo in quanto, almeno, ce l’hanno fatta a riportarsi avanti rispetto agli avversari di ieri, ma anche loro, se si andasse a nuove elezioni, che vantaggio avrebbero, se non di portare a casa appena qualche punticino in più, ma dovendo assistere da lontano al trionfo della destra? E allora, ripeto l’ipotesi che mi sembra essere al momento l’unica sensata, a costo, senza dubbio, di rinnegare tante affermazioni affidate a questi miei soliloqui. Ora è tempo di stringere un contratto con Di Maio e compagni, da cui, al momento, scaturirebbe una consistente maggioranza parlamentare, quindi di governo, risparmiando a un riluttante Mattarella la grana di mandarci faticosamente a nuove elezioni, e agli attuali deputati Cinque stelle il rischio di andare a casa. L’obiezione sarebbe che a questo modo Zingaretti non si libererebbe dalla moltitudine di parlamentari di osservanza renziana, ma si sa come noi Italiani siamo sempre pronti a salire sul carro del vincitore, e del resto a suo onore Renzi fin qui si è comportato lealmente nei confronti del suo successore. Perfino Di Maio si salverebbe a questo modo dall’essere fagocitato dai suoi. l’unico forse a pagare un prezzo salato sarebbe il re travicello, il premier Conte, di cui come minimo il Pd, divenuto co-firmatario di un contratto ben diverso da quello precedente stretto tra Lega e Pentastellati, potrebbe richiedere la testa, la sostituzione.
Infine, dando finalmente uno sguardo alle elezioni a livello europeo, si può tirare un respiro di sollievo, le destre non sono passate in misura massiccia, le flessioni di popolari e socialdemocratici risultano compensate dalla crescita dei Verdi, che purtroppo non ci sono presso di noi, lasciando il Pd del tutto solo a decidere il proprio futuro.