Antonio Pinelli, il nostro migliore “modernista”, nel senso storiografico della parola che indica uno specialista tra il ‘400 e il ‘700, ha scritto, se non sbaglio due eccellenti articoli su “Robinson” per segnalare due mostre attualmente in atto a Trenze, quasi in successione, l’una dedicata alle sale di Palazzo Pitti affrescate da Pietro da Cortona, il nostro Rubens, per dirla in formula, dove egli ha ripreso il suo massimo capolavoro di Palazzo Barberini a Rima, rifacendendolo per cos’ dire a puntate, a brani di pari efficacia, Però a Firenze si è pure avuta una delle prime manifestazioni del genio di Luca Giordno, che ha affrescato la volta di una sala al piano nobile del Palazzo Medici Riccardi. Si sbaglierebbe a fare dell’uno artista soltanto un seguito dell’altrp. In comune forse ebbero solo il “far presto”, che del resto era quasi un obbligo per ogni grande narratore, e dunque è quela una qualifica che varrebbe anche per Rubens, e prima ancora per il Tintoretto e chissà per quanti altri, Ma la volontà sta nel preciso intendo del Gordano di andare “in chiaro”, decongestionando il “tutto pieno” di Rbens e del Cortona, introducendo un’aria di leggerezza, quasi di vuoto, col che egli indicava il passaaggio da un barocco pieno ed affaticato a una sua derivazi0one leggera, che infatti si designa col diminutivo, il barocchetto, o anche col termine inedito di rococò. A misurare la differenza basta guardare un Giambattista quale il Piazzetta, che era in qualche modo un tardo superstite del barocco pieno, mentre il nostro Giordano apriva la strada all’altro Giambattista, al Tiepolo, che approfitterà in piemo di quella svolta verso un chiarismo, usando tinte leggere, quasi acquerellate, adattissime alla sua vena narrativa, Poteva partire così una seconda fase di un barocco gentile, abile a diffomdersi, a farsi adatto a una narrazione sciolta, distesa, incredibilmente plastica, adatta a impadronirsi di ogni aneddoto e a trarne il meglio. Ebbene, tutte queste virtù del secondo dei Giambattista trovano il loro annuncio proprio nel Giordano, anche se, benintero, nel suo eclettismo egli non rinunciava neppure a ritorni a na vena più scura rasentando il tenebrismo di certi suoi predecessori, a cominciare proprio dal Piazzetta, Ma in sostsnza il “far presto” di Luca si sposava alla perfezione con la leggerezza di toni che sapeva