La mia solita fonte, “Artribune” del 23 giugno scorso annuncia che, accanto alle mura di Prato, è stata innalzata una scultura di Loris Cecchini (1969, anni 53). La cosa mi fa molto piacere, dato che ho seguito con interesse e sempre con giudizi positivi questo artista, forse il caso più recente è stato proprio per una sua installazione nel grande parco di sculture all’aperto creato da Giuliano Gori in S. Tomato, nei pressi della vicina Pistoia, Per dirla in formula, Cecchini ha capito che ad ogni oggetto o circostanza del nostro oggi occorreva far subire una modifica genetica, farli transitare da uno stato di solidità a uno di plasticità mobile, flessibile, come se fossimo sbarcati su un altro pianeta con tutte le nostre masserizie. In particolare, per quanto riguarda gli alberi, questi sono divenuti come dei grappoli di condotti divaricati a raggiera nello spazio, producendo sui loro rami una vegetazione simile a delle gemme, o meglio, a delle bacche tondeggianti con una magnifica aria sospesa tra il naturale e l’artificiale. Questo infatti il compito del nostro artista, effettuare una grande transizione dal naturale all’artificiale, ma facendo bene attenzione a non dare adito alla fantascienza, prodotto spurio, innaturale al massimo. Nel nostro futuro ci sta di sicuro un fenomeno di metamorfosi, ma da assumersi in tutta naturalezza, come una mutazione radicale del codice genetico, tale da colpire non solo le sostanze viventi, a cominciare dai vegetali, ma anche gli strumenti, gli attrezzi, o per dirla in una parola, le “cose”, ammorbidendone la durezza, riducendole a uno stato perfino più accettabile, fatto apposta quasi per essere accarezzato da noi col palmo della mano, in modo da eliminare dalle superfici ogni aspetto che possa apparire duro, tagliente, minaccioso. Insomma, una grande impresa di imbottitura, di passaggio dallo hard al soft, in cui è forse da vedere una premonizione del destino che ci attende, ma senza avere un volto minaccioso, al contrario, ci appare blando, accogliente, quasi a spronarci a favorire il passaggio, come per procedere verso una specie di paradiso terrestre, o quanto meno di natura più favorevole ai nostri destini.