Arte

Le rivoluzioni di un trentennio

Sono ben lieto che il Comune di Rimini abbia ripreso a ospitare grandi mostre di attualità, valendosi non tanto del Museo della città quanto del maestoso Castel Sismondo, rilanciato dall’assessore alla cultura uscente, l’ottimo Massimo Pulini, ideatore fra l’altro di un appuntamento di grande risonanza, le Biennali del disegno, che spero continuino anche col suo successore e con l’aiuto della sua erede Annamaria Bernucci. Ma pare che il merito di questa ripresa spetti soprattutto all’attuale sindaco, che ha affidato a Luca Beatrice il compito di tracciare una sintesi di un trentennio di eventi, in ambito nazionale, ed ecco queste “Revolutions”, poste a cavallo e a integrazione di molte rassegne a suo tempo condotte da me e collaboratori, correttamente ricordate dall’attuale dominatore della scena. Queste iniziative partivano dalla casa madre, la GAM di Bologna, ma col generoso intervento economico della Regione Emilia Romagna, ora invece assai più stitica nei confronti di grandi manifestazioni culturali d’arte. Rimini era stata una sede privilegiata di quelle rassegne, anche per merito di un abile dirigente allora in pieno esercizio, Renzo Semprini. Potemmo così condurre, con “Anniottanta”, una rassegna, anche a livello internazionale, che tutti hanno considerato quale perfetta sintesi degli anni di una sorta di “richiamo all’ordine”, con la presenza completa dei vari membri dei movimenti che qui in Italia avevano caratterizzato quella situazione, i miei Nuovi-nuovi, gli Anacronisti di Calvesi e compagni, la Transavanguardia di Bonito Oliva. il Magico primario di Flavio Caroli. Giustamente Luca Beatrice si è lasciato alle spalle quel resoconto di anni ormai affidati alla storia per tuffarsi in avanti. Forse l’unico rimprovero che gli posso fare è di aver dimenticato un appuntamento che proprio a Rimini mi ero affrettato a mettere in cantiere, proprio nel 1988, cioè alle soglie dei decenni presi in esame da Beatrice, intitolato “Ordine e disordine”, che fra l’altro ebbe il coraggio di far aprire per un momento il Teatro Galli, poi ricaduto in letargo fino a una recente rinascita. E già in quella mostra constatavo la fine dell’epoca del “rétro”, del recupero del museo, mentre le “Revolutions” giustamente evocate da Beatrice riprendevano il loro ritmo, ripresentandosi fra l’altro con un ritorno al Minimalismo, infatti spiccavano i Fiorentini antesignani di quella ripresa, quali Antonio Catelani e Daniela De Lorenzo. Poi ci furono anche gli Anninovanta con una delle sedi sempre a Rimini, infine mi risolsi a lasciar cadere l’unità troppo lunga del decennio per passare alla misura più breve del biennio, dedicandolo ad ambiti regionalisti, ed ecco quindi, nel ’97, “Officina Italia”, dove a Bologna avemmo il merito di ospitare già una sorprendente prestazione di Maurizio Cattelan ai suoi inizi, credo per merito di Dede Auregli e di Roberto Daolio. L’artista già allora giocava di ingrandimenti straordinari, di sfide alle regole del buon senso, infatti fece installare un enorme calcetto lungo una decina di metri dove due squadre si disputavano la partita. Ma non voglio insistere ad ostentare i mei meriti pregressi, peraltro riconosciuti da Beatrice. Devo dire comunque che molti dei protagonisti di questa brillante sintesi non erano stati da noi trascurati, nella puntata del ’97, come per esempio Chiara Dynis, Premiata Ditta, Bruno Zanichelli, Massino Barzagli, Monica Carocci, Vittorio Corsini, Enrico de Paris, Luca Vitone, nonché i magnifici frutti bolognesi rappresentati da Eva Marisaldi e dal duo Cuoghi Corsello. Ma Beatrice, davvero utilmente, recupera sulla sua arca di Noé altri da me trascurati, come Amedeo Martegani, Gian Marco Montesano, Luca Caccioni, Liliana Moro, Vedova Mazzei, altri ancora, completando un vivido affresco, pieno di “rumore e furia”, rifacendo i conti con un passato recente e riempiendo vuoti e lacune di chi in precedenza si era avventurato in quelle acque. E c’è pure un ottimo regesto che scandisce le date anche degli eventi di carattere socio-politico dell’intero trentennio ormai alle nostra spalle.
Revolutions 1989-2019. L’arte del mondo nuovo 30 anni dopo, a cura di Luca Beatrice. Rimini, Castel Sismondo, fino al 25 agosto.

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