Arte

Le belle statuine di Benozzo Gozzoli

Al di fuori di una precisa ricorrenza Firenze commemora la Cappella dei Magi, il capolavoro di Benozzo Gozzoli che costituisce una delle meraviglie del Palazzo Medici Riccardi. A dire il vero, quell’affresco ha sempre meritato un culto per l’effetto stupefacente dell’insieme, pieno come un uovo, zeppo di figurine, però non accompagnato da un pari grado di meriti artistici, Forse anche derivanti, questi di un giudizio alquanto diminutivo, dalle varie date dell’artista, nato, pare, attorno al 1420, il che lo fa giungere in ritardo all’apparire dei primi grandi quattrocentisti, degli homines novi cui si deve di aver applicato le invenzioni prospettiche di Leon Battista Alberti. E nello stesso tempo si trova posto in anticipo rispetto alla generazione successiva, dei nati attorno al 1430, come un Mantegna, un Bellini, che quella rivoluzione porteranno al massino della perfezione. Paradossalmente, la fattura minuziosa, quasi asfissiante, che non fa respirare quell’umanità affollata, caso mai metterebbe Gozzoli in linea con gli esponenti nati attorno agli anni ’40, come i vari Botticelli, Perugino eccetera, che anche loro faranno dei valori prospettici un uso fitto, parossistico, asfissiante, così da invocare l’arrivo della svolta di quel loro coetaneo, ma davvero rivoluzionario, quale sarà Leonardo, con la sua prospettiva aerea, che cambierà le carte in tavola. Qui, potremmo rivolgere l’attenzione a quell’enorme pino a ombrello in cui Gozzoli dimostra la sua totale imperizia nel raffigurare corpi vegetali. il che d’altra parte gli permette di offrire quasi un simbolo del suo modo di procedere, con quelle ramificazioni dei pini che sono come tanti piani perfettamente orizzontali, simili a una torta fatta di tanti strati piani, e dunque incapace di aggredire lo spazio, di dotarlo di qualche profondità, Accanto a quella perfetta orizzontalità, ci sta la verticalità ugualmente inappuntabile delle tante figure che animano la scena, come di presepio, come belle statuine in mostra, le une accanto alle altre, quasi senza soluzione di continuità, senza lasciare intervalli tra una presenza e l’altra. E’ un “tutto pieno” ancora medievale, e del tutto contrario ai parametri di una rappresentazione verosimile cui si erano già adeguati i predecessori di Gozzoli, e via via tutti i continuatori che vorranno rendere un qualche omaggio a un senso di verità, di spazio dotato di un minimo di profondità. Si aggiunga che se l’artista sciorina in primo piano una buona serie di queste sue statuine, indica che ce ne sono tante altre pronte a loro volta ad affluire e a riempire i vuoti, le si vede sfilare in lontananza, attendendo pazientemente il loro turno di godere di un momento di presenza, come tanti soldatini parati in sfilata che aspettano di essere in presenza della tribuna dei capi per impettirsi sull’attenti.
Benozzo Gozzoli, La Cappella dei Magi, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, a cura di S. Nocentini e V. Zucchi, fino al 10 marzo.

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