Bonnard Matisse
La Fondation Maegt presenta un match di estremo interesse, quello che per tutta la loro carriera hanno intrattenuti Bonnard e Matisse, con fasi alterne, Bonnard era partito inserito in un gruppo di avanguardia, i Nabis, tra i quali si era meritato l’epiteto di Japonard per le sue eleganze. Matisse invece è stato sempre riluttante a partecipare a gruppi, anche la sua affiliazione ai Fauves è stata cauta, nulla poi da spartire con le soluzioni squadrate e geometriche del Cubismo. Ma comunque Matisse aveva guadagnato gli onori di una avanguardia estrema ricorrendo a quella che col termine ora messo in voga dal giapponese Muriakami potremmo chiamare flatness, che però nel francese si presentava nuda, senza alcun abbellimento. Da qui capolavori che hanno segnato la marcia delle avanguardie storiche come La Danse, cui in definitiva Matisse è sempre stato fedele, stilizzando i suoi temi intimisti, riducendoli a magre ragnatele di schemi. Bonnard al contrario, dopo gli ardimenti giovanili, sembrava avere fatto passi indietro, ritornando a un intimsmo perfino troppo carico di dettagli, celebri i suoi nudi un vasca da bagno, con i corpi invasi da mille iridescenze. Io ho avuto la fortuna di dedicargli un intero fascicolo nel secondo volume dell’Arte moderna dei Fratelli Fabbri, quasi fossi presago di un mio ritorno alla pittura, ma proprio nel segno dell’intimismo alla Bonnard piuttosto che alla nuda schematicità matissiana. Il quale oggi mi sembra relegato nel museo delle avanguardie del primo Novecento, mentre Bonnard riacquista attualità, se si pensa a David Hockney, che non esita a riempire di nuovo le sue stanze, le sue piscine, i suoi ritratti di valori fenomenici, io stesso tento di avvicinarmi a quel suo modo di fare, di trarre ispirazne dai tesori immensi della realtà, senza passare da quel trattamento stenografico e ridotto all’osso cui ci aveva abituato l’ultimo Matisse.
Amitié, Bonnard-Matisse, Fondation Maeght, dal 29 giugno al 6 ottobe.