Ho acquistato, a spese mie, dato che ormai ben pochi editori mi mandano libri, consapevoli del misero numero di lettori attirati dal mio blog, il romanzo di Cristina Cassar Scalia, Il re del gelato, scoprendo fra l’altro che questa scrittrice ha alle spalle una nutrita serie di altre prove. Si tratta di una specie di sottoprodotto all’ombra del grande Camilleri, con cambiamento di genere, dato che qui l’investigatrice è una donna, Vanina Guarrasi, anche lei di provenienza siciliana, anche se evita la natia Palermo a vantaggio di Catania, ma non può fare a meno di recuperare voci dialettali dal vocabolario del suo mentore, come “taliare” al posto di guardare e altri simili. Diciamo pure che è personaggio simpatico, nelle sue alternanze tra astinenza dal cibo per svolgere le sue funzioni, o invece improvvise abbuffate. E naturalmente c’è la solita scorta, di sottoposti simpatetici, pronti a prestarle aiuto, o invece di superiori ringhiosi, sospettosi, irrigiditi nella burocrazia.. Tutta materia già ben risaputa. Degni di nota sono però alcuni apparenti indizi rinvenibili nella vittima del “giallo”, che è appunto il re del gelato, come da titolo. un Agostino Lomonaco che a quanto pare si è fatto da sé, crescendo nel successo, aprendo gelaterie largamente frequentate nei vari punti strategici della città. La sua morte è stata violenta, dovuta a un colpo alla testa inferto con strumento pesante, ma nel corpo ci sono strane pallottole di origine incerta, che potrebbero far pensare a un caso di avvelenamento, con evidente discrepanza rispetto alla morte brutale denunciata dalla ferita sanguinante. Da qui la necessità di un’inchiesta, magari vivacizzata da colpi d’ingegno dell’investigatrice in carica. La pista strampalata delle palline trovate nel corpo si sgonfia da sé, dato che a un’indagine clinica si scopre che di altro non si tratta, se non di innocue compresse di sonnifero, una ingegnosa trovata della figlia Corinna per denunciare verso il padre un profondo disagio morale. Infatti il genitore aveva scoperto che Corinna non era sua figlia biologica, bensì era stata concepita dalla madre, e moglie della vittima, da chi non avrebbe mai dovuto assumere un ruolo del genere. Infatti ll Lomonaco aveva avuto un compagno nella pratica dell’arte del gelato, e nella scalata lungo le vie del successo, tale Ruggero Cammarata, che però si era fermato nell’ascesa, lasciando via libera al rivale, tanto abile da portargli via alcune ricette per quei gelati miracolosi di cui tutta la città era ghiotta. E dunque il fatto che Maria, moglie del vincitore, gli avesse fatto le corna generando addirittura una figlia col rivale sfortunato aveva avuto il sapore di una vendetta, o di una compensazione. Ma il Lomonaco, in definitiva divenuto quasi un gentiluomo, redento dal successo ottenuto, aveva garantito che non avrebbe diseredato la figlia, anche dopo la dolorosa scoperta di quella procreazione aliena. Ma come al solito nei gialli, più che il logoro cherchez la femme, vale un cherchez la famille, là stanno i segreti più compromettenti e rivoltanti, come sarà pure in questo caso, a completo discarico della innoccente Corinna. Ma qui mi fermo per la regola che non si deve mai lasciare trasparire la soluzione di un giallo.
Cristina Cassar Scalia, Il re del gelato, Einaudi stile libero, pp. 135, euro 16.