Arte

La piccola, ma decisiva mancanza del punto di fuga

II Museo archeologico di Bologna ospita un gran numero di dipinti strappati dai muri di Pompei, sopravvissuti all’eruzione del ‘79, e ora ospitati dall’analogo museo napoletano. Come è ben noto, questo gruppo di opere costituisce lo stato maggiore di quanto ci resta della pittura romana, con ben pochi altri dipinti da aggiungere. Si tratta ovviamente di un prodotto medio, di maestranze provenienti dalla Grecia, chiamate dai ricchi abitanti della città vesuviana. Ma forse proprio questo loro statuto intermedio, tra l’eccellenza e la mediocrità, consente una valutazione di qualche esattezza. In ogni caso, tanti sono gli storici dell’arte che si sono impegnati su questo corpus, e io tra i molti  nelle mie lezioni. Questi pittori riuscivano molto bene nel tratteggiare figure isolate, avendo alle loro spalle la grande scultura greca classica, continuata pure nella stagione ellenistica. Ma riuscivano più impacciati nelle scene di gruppo, con qualche dissonanza nelle proporzioni dei corpi.  Ma soprattutto, dall’esame di questa produzione emerge un dato su cui io ho insistito molto, facendo un punto fisso della mia metodologia, detta di materialismo storico culturale, o tecnologico, con principale ispirazione ricavata dal canadese McLuhan. Il che mi ha portato a mettere in discussione la nozione stessa di Rinascimento, meglio  insistere direttamente su quella di età moderna, trovandone il cardine, proprio per seguire la dottrina mcluhaniano, non tanto negli eventi di fine ‘400, ma della metà tonda del secolo, nell’invenzione della stampa a caratteri mobili dovuta a Gutenberg, di cui ovviamente non ci poteva essere traccia nell’antichità, e dunque non  si può parlare nel suo caso di “rinascimento”, si tratta bensì di un fatto nuovo. Ma non finiscono qui i benefici ricavabili da McLuhan, che infatti con tratto ardito e stupefacente, ha il coraggio di legare quell’invenzione di carattere materiale tecnologico a un evento di natura virtuale, quale la prospettiva teorizzata da Leon Battista Alberti, nel suo De pictura, addirittura anteriore all’invenzione di Gutenberg. Col che Mcluhan allontana da sé la possibile accusa di un volgare determinismo, dai fatti materiali a un loro indotto mentale, Gli eventi di questa natura sono connessi agli altri, magari attraverso rapporti di omologia, come poi ci avrebbe insegnato il sociologo francese Goldmann.- Ebbene, l’Alberti nel suo trattato innovativo ci parla di una “camera”, con un pertugio da cui filtrano  i raggi della luce, descrivendo una piramide appunto virtuale al suo interno. Quel varco minimo  costituisce il punto di figa, questa una invenzione del tutto nuova, ovvero totalmente  moderna, che non troviamo in tutta la produzione antica. Quei pittori anonimi dovevano avere la sensazione che nel descrivere corpi rettangolari nella loro consistenza fisica, cui bisognava dare l’illusione della profondità, sfuggiva loro qualcosa, infatti nascondono uno dei due lati, non sapendo bene cosa farne, e in ogni caso mancando dell’accorgimento di farlo convergere verso l’altro. Anzi,          quando questo lato si mostra, alcune volte è fatto convergere verso il primo piano, col risultato di darci una prospettiva rovesciata, tipica di tutte le fasi primitive, e anche dell’arte infantile. Anche nel Trecento si possono rintracciare casi di una simile inversione, cui viene a porre un freno l’arte del ‘400, ma non per suggerimento dall’antico, bensì per l’imporsi del punto di fuga e della sua ideazione che dobbiamo definire precipuamente moderna, Forte di questa in apparenza piccola innovazione, l’Occidente ha saputo mappare in modo accurato lo spazio circostante, cosa di cui invece erano incapaci le altre culture, a cominciare dalla più avanzata, la cinese. Pertanto,  i nostro eserciti e i nostri mercanti affrontavano l’ignoto dotati di un sistema di rilevamento delle distanze più accurato rispetto a  quanto risultava possibile coi sistemi di altri popoli, malgrado fossero anch’essi di raffinata cultura. Credo che questo sia stato un potente aiuto a noi Occidentali per la conquista del mondo, mentre il decadere di valore del punto di fuga, nell’arte contemporanea, corrisponde pure al nostro decadimento.  In fondo, siamo ritornati ai sistemi prospettici alquanto scoordinati e insicuri di cui ci testimoniano questi pittori di Pompei

I pittori di Pompei. Bologna, Museo Archeologico, fino al 9 marzo 2023, catalogo Mondo mostre.

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