Donatella Di Pietrantonio
Questa scrittrice, a ben vedere, è sempre rimasta legata alla sua opera più nota, L’arminuta, legata una tradizione meridionale per cui s affidava a uno degli ulti mi di una troppo numerosa figliolanza alla cura di una più benestante famiglia del Nord, con la conseguenza che quando la malcapitata rientrava all’ovile esi trovava molto male a dove dormire in un unico letto e con scarsa igiene con dei fratelli ritrovati e assai poco amati. Ora la situazione si è divaricata, ma Amanda viene inviata ugualmente nel nord dove cresce con tutti i pregi di un situazione di benessere, ma malpagata livello psichico, il che determina in lei l’età fragile di cui si parla nel titolo, mentre la madre che cresce nelle proprie terre del sud in definitiva conosce una sorte più accettabili, anche se alle prese con i tormenti di una situazione malvagia, inficiata da tante mancanze e torti, a cominciare da quelli inflitti da un terreno poco ospitale. Si ingenera
così una specie di inchiesta sociale, cosa è meglio, l’agiatezza settentrionale ma condita cn ben scarsa umanità, o l’accoglienza più benevola di un Sud, per sempre pronto a presentare le sue insidie e le sue mancanze? Arduo rispondere al quesito, anche se forse la bilancia pende alla fine a favore di un Sud più difficoltoso ma umanamente accogliente.
Donatella Di Pietrantonio, L’età fragile, Einaudi, pp. 176 euro 18