Casino totale
Ricevo dall’amico Bruno Benuzzi uno dei numerosi romanzi stesi da Jean-Claude Izzo, di origine italiana ma con ambientazione delle sue opere per le vie di Marsiglia, il che è già di per sé un dato non so se di allontanamento o di avvicinamento a noi. Certo che mi riesce più agevole tuffarmi nei romanzi di Lucarelli, ambientati a Bologna e dintorni, ma qui funziona proprio il fascino della diversità, la novità di aggirarsi per i quartieri, nei vicoli, negli ambienti più malfamati della capitale del Sud della Francia, dove Izzo era andato a vivere, e a spegnersi troppo, presto (1945-2000). Il titolo dato alla traduzione di quest’opera, Casino totale, non potrebbe essere più efficace, almeno per noi lettori italiani. E non siamo neppure a qualcosa di analogo all’infinita serie dei nostri gialli, da cui emerge qualche detective accattivante, qui semmai di protagonisti ce ne sono tre, amici per la pelle, che si dividono i compiti, Ugo e Manu sono i cattivi, o i giovani viziati, mentre Fabio cerca di riscattarsi e anche di vendicare gli amici caduti nelle insidie della mala vita che hanno frequentato. Questo infatti un altro tratto differenziale rispetto alla nostra produzione più solita, qui siamo in una Francia dove si vive alla giornata, forse la frase più tipica è pronunciata proprio da uno di questi protagonisti precari e sempre a rischio: “ Si chiamava vita, quel cocktail di odio e amore, di forza e debolezza, di violenza e passività” (p. 225). Insomma, in queste vicende traspare un residuo dell’esistenzialismo alla Céline, mentre sappiamo bene che i nostri giallisti restano oppressi dai cascami del regionalismo, che sembra non cessare mai di produrre i suoi effetti. E dunque Izzo ha fatto bene a emigrare, ad andare a cercare nuovi spazi da frequentare, nuovi orizzonti, in un terreno per noi non troppo abitudinario, capace di ritrovare freschezza e originalità.
Jean-Claude Izzo, Casino totale, Edizioni e/o, pp. 229.