Ho appreso la triste notizia della scomparsa di Battista Luraschi. Se non sbaglio, è il primo a lasciarci tra quella decina circa di membri del cosiddetto Nuovo Futurismo, lanciato dal gallerista milanese Luciano Inga Pin e ripreso da me, che vi ho insistito molto portandoli a numerose mostre. Lui era il più silenzioso e appartato, e si distingueva dagli altri per un quasi rifiuto del colore, che i suoi compagni di gruppo usavano chi più chi meno, in modi sgargianti, così da costituire quasi una appendice della Pop Art. Battista invece prediligeva una sorta di silenzio anche a livello cromatico, preferiva cioè presentare dei progetti in bianco, da designer, da architetto, piuttosto che da pittore, Ricordo un viaggio compiuto sulla sua auto fino a Coira, la capitale del Canton Grigioni, scelto da una loro gallerista di riferimento, Luisa Ferrario, che talvolta li riuniva in una sua sede nel centro di Milano, ma che aveva scelto anche quel luogo svizzero solo perché era prossimo a una sua residenza estiva. A Coira facemmo una mostra collettiva tra la assoluta indifferenza di quella popolazione. Nel viaggio di andata e ritorno io ho potuto apprezzare, si fa per dire, l’assorto e problematico silenzio di Luraschi, quasi prigioniero degli schemi grafici che dovevano affollare la sua mente, cui del resto dava pure le magre, asciutte concretizzazioni plastiche che meritavano, e di alcune mi ha fatto anche dono. Il Futurismo nel suo caso valeva non già in riferimento a Balla e a Depero e altri appartenenti più propriamente a un secondo Futurismo con epicentro a Roma, ma in rapporto con taluni svolgimenti nel segno di un geometrismo analitico, magari condito con un pizzico di humour, che non mancava certo al nostro Luraschi, senza dubbio solitario ma, da un suo cantuccio riservato, capace di guardare e giudicare il mondo attorno a sé. Tutto questo lo rendeva più che altro un seguace di Bruno Munari, o forse si poteva risalire anche a Fausto Melotti, con una sorta di auto-divieto a spingersi fino a forme figurative. Battista era uno specialista di incastri ingegnosi, un progettista di macchine utensili, ma utopiche, fatte per usi assurdi e del tutto liberi, tutto ciò in corrispondenza del suo spirito disinnestato da tutti i motivi comunitari, barricato in un silenzio ingegnoso ma altamente produttivo. Riposa in pace, caro Battista, forse stai tramando disegni e incastri ingegnosi in cielo o in qualche altra parte dell’universo dove ti trovi, con tutte le tue doti più che mai alerti.