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Il “mostos” di Albanese

Il “nostos” di Albanese

   In genere diffido di chi conquista una vasta popolarità in qualche trasmissione tetevisiva o al cinema, tentando poi di ricavarne anche un successo in narrativa, ma devo dire che il romanzo diAntonio Albansese, Lastra da giovane, mi ha convinto molto, tanto che a mio avviso doveva entrare nella cinquina in corsa per lo Strega. E’ un ottimo esempio di “nostos”, cioè il ben noto Cetto La Qualunque qui lascia cadere gli abiti della farsa, della commedia di contestazione, per narrare una vicenda davvero impastata di realtà, lui povero soldati di origine siciliana che viene avviato dai Tedeschi a lavorare come schivo, con ben poco cibo, e condizioni bestiali di sopravvivenza,  tanto da dover tentare la fuga, assieme a un compagno di sventura, sempre col timore di ricevere un colpo mortale alla testa da parte di qualche guardia tedesca. Il bello è che il nostro Nino non sa leggere e dunque la carta geografica che un amico prima di essere ucciso gli affida come la carta di un tesoro per lui è un dococumentio che non significa nulla. Tra l’altro il nostro anti-eroe si rifugia in un mutismo che non permette di appurare a quale nazione appartenga, italiano o tedesco, da perseguitare o da aiutare, come è possibile in quel mondo stentato e pieno di insidie: per  nutrisìrsi il nostro anti-eroe è costretti addirittura a cibarsi di ostie sconsacrate sottratte a un tabernacolo, e comunque mille sono gli stratagemmi per difendere la sua misera esistenza, semore a rischio. Tante volte drammi di questo genere ci sono stati raccontati, ma qui c’è un effetto realtà che fa pensare addirittura a un Céline nostrano, anche se le sue vicende si consumano tutte in un piccolo teatro provinciale, che come prima tappa punta su Piombino, poi punta addirritura sullaa Sicilia natia. Diciamo che forse verso la fine il premere delle circostanze avverse cala di intensità e rischiamo il lieto fine, quando finalmente il povero soldato sbandato riesce  a traghettare lo stretto e a giungere a casa. Ma i rischi, i percoli, i casi contrari ci sono stati tutti, come testomonia bene qlell’elmetto che fa da copertina, sovrastato da una delle tante cimici che hanno persegiitati Nino, L’unica cosa che non funziona è il titolo, perché palare di una “Srada giovane”? Meglio parlare di una strda  lunghissima, attorcigliata su se stessa,

pinea di insidie e di pericoli.

Antonio Albanse, La strada giovane, Feltrinelli, pp. 120, euro 16.

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