A ben pensarci, ci sono molte analogie tra il contemporaneo sistema dell’arte e quello del calcio, quale si è mostrato nel campionato mondiale appena terminato, e forse la similitudine potrebbe esistere con ogni altro sistema di attività culturale, nel senso pià ampio dei termine. Tratto centrale, il declino del nostro Occidente, anche se dobbiamo andare piano nell’ammettere questo esito a noi infausto. Le regole del gioco del calcio sono di nascita occidentale, tra la Firenze medievale e il regno d’Inghilterra. Allo stesso modo, alcune delle tecniche artistiche ancora dominanti sono anch’esse di origine occidentale, anche se indubbiamente è uscita di scena la tecnica della rappresentazione fedele del reale, nostra grande arma di conquista nei tempi passati. Ma la fotografia, dalla !camera” dell’Alberti fino agli attuali sviluppi, con estensione alle tecniche elettroniche del video, resta anch’essa qualcosa di nostro, assieme allo sdoganamento dell’inserzione delle lettere, anche se in questo le tradizioni culturali di altri Paesi, con le varie scritture ideografiche, ci possono insegnare molto. E poi, si dirà, i vincitori finali, Francia e Argentina, sono da mettere nel fronte occidentale. Sì, ma bastava scrutare i volti dei giocatori francesi, a cominciare da Mpappè, loro punta d’attacco, per accorgersi che i nostri cugini d’oltralpe hanno saputo trarre partito dal fenomeni dell’immigrazione, dando la cittadinanza ai figli provenienti dal loro esteso dominio coloniale. Quanto all’Argentina, mi pare che vi prevalessero i volti “bianchi”, ma eredi di poveri immigrati, tanto che istintivamente noi abbiamo fatto il tifo per loro, riconoscendovi una parte delle nostre radici. Del resto, chi mai poteva immaginare un Maradona ingaggiate nelle file della Juventus o del Milan, invece che del Napoli? E poi, sappiamo bene che ai Paesi più o meno occidentali hanno dato tanto filo da torcere i Pesi di diversa origine, il Maroocco, arrivato alle semifinali, il Senegal, la Corea del Sud, e così via, con i Paesi serbi a stare in mezzo, tra Occidente e Oriente. Lo stesso si dica dell’arte d’oggi che, scartata con decisione la formula mimetica affidata alla pittura, per il resto ha in comune gli stessi strumenti, il video, la scrittura, l’installazione e così via. Come del resto veramente cosmopolite erano le folle che dalle gradinate assistevano alle partite, sfoggiando i costumi della loro terra, in modo da costituire una specie di diffusa e travolgente performance. Insomma, andiamo in ogni ambito verso un grande melting pot, cosa senza dubbio positiva, anche se dobbiamo mettere da parte la presunzione secolare di una supremazia occidentale.