Arte

Il centenario ben speso di Pirro Cunuberti

E’ molto giusto che Bologna celebri adeguatamente i cento anni della nascita di Pier Achille (Pirro) Cuniberti (1923-2018), che come si vede ha mancato per poco di divenire un centenario, E l’onoranza è avvenuta nel luogo più solenne di Bologna, se non sbaglio, la Sala Farnese, sede delle troppo dimenticate opere nostrane da Cimabue in avanti, dove fra l’altro converrebbe riportare anche il museo Morandi, invece di tentare di usarlo come specchietto delle allodole per il MamBO, che soffre per i pochi mezzi che gli dà l’attuale amministrazione, come del resto anche quelle del passato, C’è magari il rimpianto che un uguale onore non si sia reso a Vasco Bendini, che pure ha insegnato allo stesso Pirro, da quella Scuola d’arte di via Cartolerie che ai suoi tempi era più reputata della stessa Accademia. Pirro per tutta la vita è restato fedele a Bologna, mentre Bendini se ne è allontanato, il che forse ha prodotto quella indifferenza nei suoi confronti che ho dovuto constatare quando disperatamente ho cercato di far giungere in qualche degna sede della nostra città la mostra rievocativa del suo centenario a lui dedicata dalla GAM di Roma. Per fortuna che ha rimediato, con una mostra limitata al periodo bolognese, l’intrepido Malossini con le mostre efficaci che conduce negli spazi del Consiglio della Regione Emilia-Romagna. Quanto a Pirro, senza dubbio bisogna riconoscergli una doppia natura, di grande grafico, capace di impostare copertine di cataloghi o manifesti con mezzi semplicissimi, magari ricorrendo a un lettering di nuda evidenza. Ma in alternativa c’era pure in lui una vena grassa che lo portava a gonfiare i corpi, così da gareggiare con lo stesso Bendini e con gli altri Ultimi naturalisti di Arcangeli, che invece non ha mai messo in quella squadra il nostro Pirro, forse proprio facendogli pagare uno scotto per la vena grafica e illustrativa dimostrata il più delle volte, ma certo l’aver fatto ricorso a entrambe quelle vie ha pure determinato la completezza di Pirro, facendo di lui un artista esemplare, degno davvero di una posizione centrale e dominante. Io personalmente sarei stato molto incerto se collocarlo tra gli iconici o gli aniconici, proprio per questa sua generosa e feconda alternativa di dar vita a personaggi ben in carne o invece a scarne e asciutte scritture, a dire il vero pur sempre accompagnate da qualche fioritura marginale, anche se tenuta a freno, facendola invece prorompere in altre circostanze, quando l’artista

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