Ogni volta che esce un romanzo di Stephen King per me è una festa, mi accingo a una lettura tutta d’un fiato, piena di emozioni. Non sempre, a dire il vero, dato che lo scrittore statunitense è affetto da bulimia, e non tutte le sue ciambelle riescono col buco giusto, ma queata Holly è della qualità migliore. Inutile giocare al coperto, in quanto l’autore ci fa assistere in diretta al primo crimine, concepito da una coppia all’apparenza irreprensibile di due distinti professori universitari, Rodney e Emily Harris, che sembrano godere di una tranquilla e confortevole pensione in una villetta di stile vittoriano, in un paesino dell’immenso corpo degli USA che King va a scoprire e a rendere presente, di viva attualità, gareggiando in questo col grande Hitchcocq, I due pensionati hanno concepito una folle idea, che per prolungare la vita, e la lucidità della mente, occorra nutrirsi di fegato, meglio se estratto dagli esseri umani, e hanno ideato una maniera ingegnosa per procurarselo. A turno uno di loro si finge costretto in un carrello che ha perduto la carica energetica che lo dovrebbe spingere, e dunque si rivolgono al una loro vittima scelta con cura chiedendo che faccia il favore di spingere la carrozzella per farla entrare nel furgone che dovrebbe riportare l’invalido o invalida a casa, In realtà, mentre la persona prescelta è impegnata nello sforzo, con una iniezione le fanno perdere la conoscenza, e alla fine la persona si ritrova in una cella con sbarre che non cedono, costretta a ingurgitare come unico nutrimento una fetta di fegato crudo, se non vuole morire di fame o di sete. Noi partecipiamo all’orrore di quel pasto innaturale e vomitoso. Magari, spinto dalla sua congenita bulimia, King ripete troppe volte questo rituale, applicandolo a molte vittime, persone che spariscono senza lasciare traccia di sé. A questo punto interviene la titolare del romanzo. Holly, investigatrice in proprio, tutta concentrata nelle sue indagini. La madre ha poca considerazione di lei, ma morendo le lascia in eredità una bella somma, Forse c’è qualche pagina di troppo nel seguire le complesse, meticolose, diligenti indagini di Holly, che poco alla volta capisce dove stia il nodo della questione, ma cade a sua volta vittima dei coniugi malefici, e dunque anche lei si ritrova chiusa nella cella, Però è dotata di un’arma, che altro non è che un orecchino perso da una delle vittime nel momento della cattura. Armata solo di quel monile, holly riesce a intervenire sui due carnefici, attirandone i corpi alle sbarre della cella in cui è rinchiusa, e recidendone organi vitali. Quelle scene di violenza sono anch’esse impagabili, per la lucidità con cui vengono narrate, come se davvero ne fossimo testimoni, o addirittura artefici in persona. Poi, attraverso fortunate circostanze, Holly viene estratta dalla cella e gode della sua vittoria su quei due tizzoni d’inferno, sotto le mentite spoglie di un perbenismo accademico.
Stephen King, Holly. Spsrling & Kupfer, pp, 510, euro 21,90