La Tate Modern a Londra, dedica giustamente una mostra a Hilla Af klint, nata in Svezia nel lontano 1862, giustamente condiderata come un pioniere dell’’arte astratta, e credo anche di essermene già occupato in passato, quando collaboravo al “Corriere della sera”. Ma pur essendo di nascita nordica c’era in lei qualcosa di orientale, di bizantino, che in qualche modo la collega a certi eccessi decorativi che oggi troviamo, poniamo, in Takashi Murakami, Non so perché mai nel suo caso si evochi il nome di Mondrian, lei ne era esattamente il contrario, detestava l’angolo retto, le linee ortogonali, il suo mondo si esprimeva in una serie di palloni e palloncini di tutti i formati e colori, qualcosa di mobile, di irrequieto, di sfuggente, come voler afferrare delle nuvole, Da lei insomma si può risalire, caso mai, al primo Kandinsky o comunque a tutti gli artisti posti in bilico tra Oriente e Occidente, quale era il suo caso saliente, prorompente, dotato di uno spicco più unico che raro. Sarebbe proprio il caso di rilanciarlo come esempio estremo di arte ornamentale, così in linea coi migliori propositi dei nostri giorni, e con gli intenti degli artisti di tutto il mondo, che diffidano dell’Occidente e dei suoi valori. In questo senso Hilla è da considerarsi una pioniera assoluta.