Ho già notato altra volta che quello che poteva costituire un handicap per Pasquale Fameli, il non essere nato entro le mura petroniane bensì nella lontana Calabria, alla fine si è mutato in un vantaggio per lui, avendogli permesso di osservare le vicende bolognesi con occhio vigile, capace davvero di “vedere”, mentre occhi come il mio, di autentico petroniano, sono divenuti troppo avvezzi a scorgere certe cose, accantonandole quindi in una specie di riserva mentale. E dunque, la Felsina pictrix, soprattutto degli ultimi decenni, ha tanto da guadagnare per le scrupolose indagini di Fameli, Era già avvenuto per le vicende dello Studio Bentivoglio, la cosa si ripete ora per il terzetto del Battibecco, così denominato dalla studio che i tre avevano nella via omonima. Ora Pasquale dedica loro una attenta indagine, approfittando di una nuova galleria, La lineaverticale, appena aperta in vicinanza di Porta Castiglione, con tre ampie stanze, in cui già si annuncia una prossima presenza di un nome di grande spicco, Vettor Pisani. Il fenomeno del Battibecco era sfuggito alla nostra attenzione, intanto, per la scomparsa di due sui tre fondatori, e poi perché sembrava essersi posto sul solco di una stagione pur fortunata per Bologna quale quella dell’Informale arcangeliano, senza aprire un nuovo capitolo. Dei tre, il più attivo, anche oggi, e di più ampio consenso è senza dubbio Maurizio Bottarelli, imponente anche per le dimensioni dei suoi dipinti, che sono pure i più vicini all’Informale degli anni d’oro. Bottarelli potrebbe avere una efficace attualità, visto che si parla tanto di disastri idro-geologici, i suoi monti gonfi di umori interni inclassificabili possono rispondere bene a un aspetto del genere. Accanto a lui c’era Alberto Colliva, che allora deponeva sulla tela dei grumi, come farebbe una massaia che colloca sul tagliere proprio dei fiocchi di pasta pensando poi di allargarli col mattarello. Infatti Colliva per qualche tempo spianava quei grumi distendendoli in ampi spazi, con uno schietto colorismo. Purtroppo Collova ha cessato dal produrre, tanto che per mettere una sua presenza nell’ampia mostra riassuntiva Bologna dopo Morandi in Palazzo Fava ho faticato non poco a trovare un suo dipinto da porre in quella rassegna. Infine un precocemente scomparso, Franco Filippi, a cui è andata una mia piena adesione, tanto da dedicargli post mortemuna ampia rassegna in Sala d’Ercole, Palazzo d’Accursio, nel 2018, ovviamente spalleggiato dalla collaborazione di Fameli. Filippi spaziava da un tessuto fitto di nodi, garbugli, incroci, all’emersione di teste, come asportate da una tribù cannibale in guerra contro avversari, o trafugate da qualche museo antropologico, e anche in questa pur ridotta apparizione si conferma un suo avvincente polistilismo. C’era tra loro anche un quarto membro, Angelo Bozzolla, che però ha dipinto solo poche volte, era una presenza teorica, avendo al suo attivo anche una permanenza a londra, e un matrimonio con una importante storica dell’arte contemporanea di quel Paese, Carolyn Tisdal, ma poi era ritornato presso di noi, con presenza silente, priva di riscontri pittorici. Ora l’acribia di Fameli sarà già sulle tracce di qualche episodio della storia petroniana da noi dimenticato.
Gli arrabbiati del Battibecco, a cura di Pasquale Fameli, Bologna, La linea verticale, Via dell’Oro 4/B.