Ricevo da Einaudi Stile libero l’ultimo romanzo di Fabio Geda, La scomparsa delle farfalle, e come è mia abitudine ne do pronto riscontro. Al solito, non ho letto la sua abbondante produzione anteriore, quindi mi limito a valutare quanto risulta da questo lavoro, che tratta di quattro giovani, due maschi e due femmine, Andrea e Valerio, Anna e Cora, i quali trascorrono i loro giorni in modi abbastanza convenzionali, tra primi flirt, ingegnose esplorazioni nel dintorni, drammi familiari di vario tipo. Una loro particolare attenzione all’ambiente può giustificare il titolo, con riferimento alle farfalle, ma è anche un modo di ricondurre le loro vicende a una specie di linea piatta, paciosa, continua, mentre il pregio del racconto sta in alcuni apici che i quattro, uno alla volta, stabiliscono, in genere per colpa dei padri, che non ci fanno certo una bella figura in questa storia. Il padre di Anna in un impeto d’ira distrugge un modellino dell’Amerigo Vespucci in cui il fratellino della protagonista aveva posto tutto il suo attaccamento infantile, il che suscita, in lei una reazione brutale contro il genitore, fino a farne scorrere il sangue. Anche il padre di Andrea, cui spetta il protagonismo principale, non è certo uno stinco di santo, coinvolge il figlio in curiose manovre acquatiche volte ad affondare strani oggetti, forse corpi di reato di un traffico sporco di stupefacenti. Questi episodi hanno il pregio di interrompere la monotonia con cui queste avventure adolescenziali scorrono, abbastanza risapute e comuni, ma l’autore immancabilmente fa un passo indietro, non riesce a raccogliere questi momenti eversivi in una carica di forte e decisiva violenza, ogni volta si rientra nel piccolo cabotaggio, di un’esistenza pacata e tranquilla. Insomma, andamento piatto, anche se ci sono punte emergenti di non trascurabike violenza.
Fabio Geda, La scoperta delle farfalle, Einaudi stile libero, pp.242, euro 17,50.