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Frankenthaler

Frankenthaler

   La settimana scorsa, parlando di Dekoonong, avevo detto che, partito da un espressionismo quasi feroce cui a stento conveniva l’etichetta di astratto, era declinato verso una forma di impressionismo astratto, formula ancora sub iudice, ma che conviene perfettamente all’artista artista statunitense  Helen Frankenthaler, ora in mostra in una delle tante sedi della multinazionale Gagosian, la più accessibile a un pubblico italiano dato che è quella di Roma a cui tante volte io sono andato in visita, prima che la mia decadenza fisica me lo impedisse. La Frankentaler (1928-2011) risponde nel modo migliore a quanto implicherebbe questa formula, compreso un suo equivalente in francese, il tachisme, infatti lei in definitiva è una “macchiaiola”, ma a differenza dei nostri artisti ottocenteschi in lei la macchia è diluita, non intende afferrare alcuna forma definitiva, ma fluisce, liquida, scorrevole, affidandosi a una sapiente varietà cromatica che passa dai toni accesi, giallastri, quasi invasi dalla luce solare, a dei blu quasi notturni, Inutile dire che per questa artista il lavorare su carta, come in uno smisurato album fatto di tanti fogli, è la soluzione migliore e coì è nella mostra romana, che si può ammirare fino al 21 settembre.

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