Il migliore del Campiello
La cinquina del Campiello mi permette di alimentare il mio blog sul fronte della narrativa, anticipando il giudizio dei lettori comuni. Voglio sperare che questi non vogliano ricadere su Emanuele Trevi, sarebbe come confessare una subordinazione allo Strega, anche se il linguaggio molto carezzevole di questo autore sarebbe convenuto molto bene ai lettori del Campiello. Dovendomi pronunciare per conto mio, darei la palma del primato all’a me sconosciuto Antonio Franchini. A cui avrei da rimproverare solo il tutolo insulso dato a questo romanzo, Il fuoco che ti porti dentro, o quanto meno se c’è un fuoco, questo si rovescia nel rapporto tra una madre e un figlio. La genitrice si chiama Angela ed è un portento di forza primigenia, capace di partorire da sola, di affermare dovunque e comunque la sua selvaggeria origine, nelle espressioni dialettali, nei modi di vivere, di procurarsi un po’ di pane, e di reagire alle prove del figlio che tenterebbe di venire a patti con lei, di sollevarla da quello stato di barbarie spontanea. Ma questa è la sua forza. Se Franchini fosse stato selezionato allo Strega, forse gli avrei dato la palma proprio in riconoscenza della forza brutale, spontanea, sorgiva di cui viene dotata questa autentica figlia del Sud, delle sue miserie, povertà, difficoltà nel condurre il difficile mestiere di vivere, fino alla morte.
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro, Marsilio, pp. 222, euro 18.
Il migliore del Campiello
La cinquina del Campiello mi permette di alimentare il mio blog sul fronte della narrativa, anticipando il giudizio dei lettori comuni. Voglio sperare che questi non vogliano ricadere su Emanuele Trevi, sarebbe come confessare una subordinazione allo Strega, anche se il linguaggio molto carezzevole di questo autore sarebbe convenuto molto bene ai lettori del Campiello. Dovendomi pronunciare per conto mio, darei la palma del primato all’a me sconosciuto Antonio Franchini. A cui avrei da rimproverare solo il tutolo insulso dato a questo romanzo, Il fuoco che ti porti dentro, o quanto meno se c’è un fuoco, questo si rovescia nel rapporto tra una madre e un figlio. La genitrice si chiama Angela ed è un portento di forza primigenia, capace di partorire da sola, di affermare dovunque e comunque la sua selvaggeria origine, nelle espressioni dialettali, nei modi di vivere, di procurarsi un po’ di pane, e di reagire alle prove del figlio che tenterebbe di venire a patti con lei, di sollevarla da quello stato di barbarie spontanea. Ma questa è la sua forza. Se Franchini fosse stato selezionato allo Strega, forse gli avrei dato la palma proprio in riconoscenza della forza brutale, spontanea, sorgiva di cui viene dotata questa autentica figlia del Sud, delle sue miserie, povertà, difficoltà nel condurre il difficile mestiere di vivere, fino alla morte.
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro, Marsilio, pp. 222, euro 18.