Attualità

Fiorella Minervino

Per Fiorella Minervino

   Purtroppo mi è giunta la notizia della scomparsa di Fiorella Minervino, persona gentile e sempre positiva verso di me, fin da quando nel 1974, allora collaboratrice di Allemandi al Giornale dell’arte, venne di persona a Bologna a intervistare Arcangeli e me in quanto chianati a dirigere il settore italiano della Biennale di Venezia. In seguito assunse una posizione di rilievo al Corriere dellaa sera e non esitò a chiamarmi, consentendomi  di farvi la mia ricomparsa dopo che in silenzio mi avevano fatto fuori in una fase precedente. E fu un periodo glorioso, in cui lei mi faceva scrivere quasi ogni settimana   un pezzo d’arte. C’era allora  un direttore della pagina culturale di cui non ricordo il nome che tolse il primato per consuetudine spettante a Testori, considerandolo un collaboratore come gli altri. Si aggiunse anche la stina verso di me nutrita da Giulio Nascimbeni che mi ammise anche alla dignità di stendere degli elzeviri, ne feci almeno una quarantina. Ma bel gioco dura poco, la Minervino fu vittima di una congiura di palazzo che la cacciò via dal Corriere, ma le sue aderenze personali le permisero di passare alla Stampa dove ha collaborato fino alla fine. Purtroppo anche la mia presenza al Corriere fu resa precaria, prima dal pensionamento di Nascimbeni, poi dal passaggio del direttore della pagina culturale ad altra testata, cosicché Testori riprese tutto il suo prestigio, aiutato da un suo sottoposto, Sebastiano Grasso che sfruuttando la malattia del capo conquistò il potre sulla pagina dell’arte, confinandosi in una stannza separata da quella degli altri redattori. In fondo, non mi volle respingere, ma pretendeva di comandarmi dettandomi spazi sempre più ridotti e permettendosi anche di correggere certe mie espressioni che riteneva troppo ardite per il pubblico  del giornale. Vittima di una vera e propria persecuzione, io decisi di andarmenem raggiungendo Fiorella proprio sulle pagine della Stampa, ma devo dire non fu  per sua intercessiine, bensì per interventi provvidenziali prima di Furio Colombo e poi di Nico Orengo, entrambi miei compagni del Gruppo 63.  Anzi, per la precisione, in quel momento Colombo mi prese a bordo dell’Unità che aveva potentemente rilanciato. Quindi a dire il vero non ebbi bisogno di Fiorella per quella mia  ricomparsa sul “Tuttolibri” della Stampa, ma la ebbi come collega sempre attenta a raccogliere mie evenntuali segnalazioni per mettere in evidenza mostre da me organizzate,  e insomma ebbi in lei un’amica fedele e costante.

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