Naturalmente sono ben lieto per le tre fiducie consecutive che Renzi ha strappato a Montecitorio, e ritengo che tra poche ora porterà a casa definitivamente l’Italicum. Ripeto che sono del tutto pretestuose le obiezioni mossegli dalle minoranze, compresa quella più insidiosa all’interno del Pd stesso. Primo, la legge sarebbe antidemocatica perché esproprierebbe l’elettore dal sacrosanto diritto di esprimere preferenze di lista. Ma in merito ho già osservato che ben pochi votanti usano avvalersi di questo diritto, che invece è caro ai membri della “casta”, alla schiera di portaborse interessati a far vincere il proprio candidato, il che è causa di corruzione, in quanto per sostenere questi duelli è necessario procurarsi soldi, per vie lecite o illecite, e fra l’altro tappezzare i muri con un pesante lenzuolo di manifesti. Meglio procedere a primarie, oltretutto col vantaggio di richiamare i votanti nelle varie sedi di partito o centri di aggregazione. Secondo pretesto: il voto di fiducia esproprierebbe il Parlamento della facoltà di proporre migliorie, obiezione che sarebbe sensata e condivisibile se l’aula di Montecitorio fosse attualmente costituita di pensosi gentiluomini e non da una orda di cani arrabbiati, il cui vero fine era costringere la legge a tornare in Senato per tentare in extremis di bocciarla in quella sede, in modo da non farne niente ancora una volta. Tanto, che fretta c’è a munirsi di una valida legge elettorale? Come dire, che fretta ha un individuo a provvedersi di un cerificato di atto di nascita o di un codice fiscale? Tra questi miglioristi “a prescindere” si è distinto di recente il costituzionalista Michele Ainis, che sulle colonne del “Corriere” ancora pochi giorni fa si è permesso di disquisire appunto su queste varianti, del tutto opinabili, uscite dalla sua testa, non avendo capito che, come si dice alla roulette, ormai era venuto il momento di dichiarare il classico “rien ne va plus”,
Renzi avrebbe potuto rallegrarsi anche dell’aver potuto inaugurare abbastanza regolarmente l’Expo, portando in porto una barca che però pare continui a far acqua da qualche parte. Purtroppo gli eventi di quel medesimo venerdì pomeriggio hanno causato un esecrabile contraccolpo, su cui mi pare si debbano individuare i responsabili, dal ministro degli interni in giù. Non tanto per l’aver in sostanza permesso quelle cupe insorgenze dei Black Blok, in fondo, una volta che erano entrati in azione, un contegno cauteloso è stato opportuno, per evitare di ripercorrere l’infausto copione del G8 di Genova. Ma bisognava intervenire prima, invece che attenersi a un garantismo degno del più perfetto manuale delle buone maniere. Intanto, risibile è stata la richiesta di manifestare contro, una volta che l’Expo era appena inaugurato, le dimostrazioni contro andavano fatte quando, molti anni fa, la decisione era ancora in bilico e reversibile, oppure andranno riprese alla fine, se come temibile non si indicheranno valide formule di riuso di tutti quei padiglioni. Ma quella folla di stupidi pseudo-innocenti non sapeva che tra le loro candide file si sarebbero insinuati i malintenzionati, e non li hanno visti, o forse al contrario non è che li abbiano protetti, non osando loro stessi infiggere i colpi, ma compiacendosi della lunga mano distruttiva in azione sotto loro copertura? Ma soprattutto, qui stanno le colpe delle forze dell’ordine, che dovevano vietare il corteo pseudo-innocente, o trasferirlo ad altro giorno, e soprattutto a qualche area di periferia semi-desertica.
Continuo a saltabeccare di qua e di là entro il reticolo di spunti polemici già apprestati in precedenza. Papa Francesco ha continuato a far sentire la sua voce senza dubbio valida nel predicar bene, stigmatizzando la discriminazione, nei compensi del lavoro, che ancora oggi colpisce le donne rispetto agli uomini, atto d’accusa giusto e commendevole. Ma allora perché, Santo Padre, lei per primo non pone fine alla pesante discriminazione che regna dentro la chiesa cattolica per il fatto che alle donne non è concesso il sacerdozio? Qualche agguerrito teologo mi sa giustificare questa incomprensibile disparità di trattamento? E voi, donne di fede, perché non alzate i toni della protesta?
Infine, altro motivo del giorni, il segretario dell’ONU si è recato sul luogo della strage continua, cioè su una nostra imbarcazione in faccia alla tragica costa libica da cui partono i battelli della morte, e da lì ha enunciato il sacrosanto principio che in primo luogo bisogna salvare le vite umane. Giusto, ma non è proprio quel tragico esodo di imbarcazioni instabili a essere causa di morte, e dunque il primo dovere di tutti non è forse quello di contrastarlo? Ed esiste un mezzo più logico se non quello di obbligare i tristi battelli della strage a tornare indietro, facendo giungere urbi et orbi un messaggio perentorio che di là non si passa? Non è come pronunciare una dichiarazione di guerra contro la Libia, se le nostre navi si arrestano al confine delle acque internazionali ed esercitano i diritti di repressione ai danni di imbarcazioni fuori legge di pirati, ovviamente diventando soccorritrici dei poveri trasportati se gli scafisti li costringono a buttarsi in mare, ma a quel punto nulla può impedire di affondare quelle barche del tutto illegali e di catturare gli ignobili profittatori.