Sono stato perseguitato per settimane dal trovare in testa alle classifiche dei supplementi letterari i ponderosi romanzi di quella autrice che si cela dietro lo pseudonimo di Erin Doom. Infine, in mancanza di meglio, sono stato indotto ad affrontare quello che, se non sbaglio, è stato il suo primo prodotto proposto al pubblico, Fabbricante di lacrime, infliggendomi le sue oltre 600 pagine. Ma niente paura, ho adottato un metodo di decimazione, leggere una pagina su dieci, facendo attenzione se nel frattempo i personaggi mutano. O se si vuole, mi comporto come un tastevin, che sputa fuori le boccate di vino dopo averle appena assaggiate. Ebbene, sorpresa, sono stato ricondotto indietro nel tempo, all’universo narrativo delle sorelle Brontë, tra Charlotte e Emily. Non so se la nostra autrice sia consapevole di condurre questi suoi ponderosi remake, ma l’esito è proprio questo, e da bocciare in ogni caso, quando si ripete in tempi ben mutati qualcosa che, quando nato, aveva una piena legittimità. Andiamo a vedere gli aspetti di queste ricorrenze, Nel romanzo in questione ci sono due trovatelli, Nica, che a tratti ci parla in prima persona, e Rigel, ma con storie diverse alle loro spalle, La fanciulla è vittima della morte dei genitori, quindi non è mossa da odio né verso di loro né verso altri, mentre il maschio è stato abbandonato in un cesto, quindi si sente rifiutato, il che gli ha irrobustito il carattere, inducendolo a essere una specie di genio del male. O per dirla con lo stesso titolo del romanzo, è divenuto unun “fabbricante di dolore”. ovvero un angelo del male. Dotato di forza di carattere, di bellezza corporale, di tetragona volontà. Ma queste doti sono rivolte a rendere il personaggio un essere impenetrabile, sfuggente, portato a odiare il mondo intero. Si riconoscono subito gli eroi del capolavoro di Emily, Cime tempestose, dove lo scompiglio in una brava famiglia nasce quando il genitore ha la pessima idea di portare a casa un trovatello, che sarà anche lui ambiverso, attaccato da un amore folle verso una donna della famiglia, mentre risulterà pronto a brutalizzare, a infierire su tutti gli altri. Quanto ai protagonisti del nostro romanzo, un lettore appena un po’ esperto capisce subito che l’odio tra i due poveri ragazzi, rifiutati, ma accolti da una provvidenziale e amorosa coppia di coniugi, è destinato a mutarsi in amore fino in fondo, fino alla morte. Solo che la Doom, pur non mettendoci molto a farci annusare un finale del genere, lo protrae all’infinito, con una serie di stucchevoli varianti, in un faticoso e superfluo avanti-indietro. Naturalmente entrambi i due subiscono traumatiche cadute, disastri, anche perché Rigel, trasportato dal suo odio, sfida gli altri, soprattutto i maschi che pretendano di avvicinarsi e di turbare il suo riservato dominio sulla compagna di sventura, Nica, ma purtroppo si delinea il lieto fine, al punto che la ragazza disdice, blocca il procedimento di adozione perché la legge considera incestuosa una unione sessuale tra due persone, magari nate da diversi genitori ma coinvolte in un unitario procedimento di adozione, Questa lacrimevole storia, in sostanza, ha un lieto fine, e ci scappa anche la nascita di un figlioletto. Meglio se i due, trascinati dalla loro insana passione, fossero affondati in una drammatica morte comune, ma in questo cso il romanzo non sarebbe stato premiato dai lettori.
Erin Doom, Fabbrivcante di lacime, Salani, pp. 665.