In questo domenicale mi limito a ribadire alcuni punti già
esaminati in precedenza.
1. Questione Fincantieri. Noto con curiosità che nessuno ci ha detto come siamo messi a pagamenti. Fincantieri ha già versato il corrispettivo del valore dell’azienda francese pari a più del 60%, o no? Se sì, questo rafforza il potere contrattuale della parte italiana, se no, meglio lasciar perdere, non si riuscirebbe a farcela, con un Macron in vena di bonapartismo meglio ritirarsi, o rinegoziare su basi ridotte e realistiche. Giusto invece rendere “pan per focaccia”, cioè applicare la medesima ragion di stato nel caso di Telecom, rivendicare al medesimo titolo il diritto del nostro Paese di mantenere il controllo su un’azienda di interesse nazionale.
2. Migranti dalla Libia. Mi pare che si sia sulla buona strada, nel limitare il turismo pseudo-umanitario dei privati che vanno alla pesca dei poveri migranti, col sospetto che siano in combutta con gli scafisti. E cominci a valere il principio che queste imbarcazioni private vadano a sbarcare i ripescati nei rispettivi Paesi. Giusto anche il criterio di intervenire d’accordo col potere libico (ma non è ben chiaro dove e come questo risieda) per rimandare al mittente appunto gli scafi abusivi. Ci vorrebbe però che l’EU finanziasse delle “hub” ben attrezzate per accogliere questi rientrati, per i quali al momento è impensabile un ritorno ai Paesi d’origine.
3. Legge elettorale. Mi pare ragionevole, come sostiene un Berlusconi entrato in qualche saggezza dopo gli eccessi, anche lui, di bonapartismo, di grandeur senza limiti, ritornare al cosiddetto sistema tedesco, cioè a un proporzionale con sbarramento posto al 5%, escludendo le coalizioni. Questo almeno è l’interesse sia del Pd sia dei Cinque stelle, che non si vede con chi potrebbero fare alleanza. E si sa bene che lo stesso Berlusconi considera con imbarazzo il dover essere costretto a fare alleanza con la Lega, rimettendo in gioco la sua leadership in un duro scontro con Salvini. Quanto a Renzi, lui ha già vinto le primarie del Pd, che non si devono rifare ogni giorno. Purtroppo gli sconfitti, vedi Orlando, le rimettono in discussione ad ogni passo, secondo il pessimo costume della nostra sinistra, e così intenderebbe fare anche Pisapia, se Renzi accettasse l’ipotesi di consorziarsi con i vari settori della sinistra estrema. Meraviglia l’intervento a gamba tesa della Boldrini, che fin qui era sembrata rispettare il carattere super partes impostole dal suo ruolo istituzionale di presidente della Camera. Invece in un’intervista recente si è quasi candidata ad assumere lei quel ruolo di leadership di un fronte comune della sinistra in carattere antirenziano. Uno sbarramento al 5% potrebbe consentire il passaggio di due formazioni intermedie, un centro moderato, da Alfano a Casini, trattenendoli dal rifluire in Forza Italia, e una sinistra a conduzione Pisapia, che potrebbero essere le riserve di grasso per permettere a un PD renziano di costituire una maggioranza in Parlamento.