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Donal Judd, un minimalista tutto d’un pezzo

Donald Judd

Una Galleria di New York dedica un omaggio a Donald Judd esponendo un’opera che in un certo senso gli è impropria e che forse costituisce un unicum nella sua carrier. Judd ( 1928-1994) è stato un minimalista tra i più rigorosi e coerenti, forse troppo, incapace di concedersi quelle svolte, quelle varianti che invece hanno reso più interessante il percorsi di alcuni dei suoi colleghi, a cominciare dal capofila Robert Morris, che è passato da rifori formalisti a praticare effetti quasi di un Informale ritrovato, da lui giustamente definito Anti-form, ma soprattutto ammirevole mi è sembrato un suo lavoro finale apparso anche presso di noi, alla GAM, dove a cominciare dalla scalinata apparivano dei fantocci ricalcati da corpi reali, una teoria di maschere  tra il macabro e il grottesco. Ricordiamo pure che un altro del Minimalisti della prima ora,  Sol Lewitt, si è dato alla coltivazione di una policromia vivace e senza dubbio piacevole, anche se pur sempre affidata in fase di realizzazione a degli esecutori fedeli. Altri ancora hanno invaso le grandi dimensioni della Land Art, magari innestandovi pure schemi arcuati, in totale dissidenza con l’angolo retto e i suoi derivati.  Judd invece si è espresso per lo più con quelle sue file di mensole replicanti dall’una all’altra, allineate a scandire lo spazio, con formazioni compatte,  oltretutto affidate in genere a materiali metallici, senza mai mettere alla prova materiali alternativi, più morbidi, capaci di subire deformazioni, variazioni di aspettu. Da tanto rigore non si saremmo aspettai l’invasione di un settore dedicato agli utensili domestici, regno delle porcellane, delle forme estrose, di dipinti vezzosi e provocanti. E invece è proprio con un Dinner Service che si è inteso ricordarlo, anche se i piatti sono tutti rigorosamente circolari e ostentano il solito sapore metallico, squadrato e massiccio che di Judd sono sempre stati i  tratti inconfondibili, cui egli non ha voluto rinunciare neppure affrontando un tema noto più che altro per prodigi di leggerezza e fatuità con cui tanti alti artisti hanno voluto trattarlo nei secoli, e anche ai giorni nostri. Come uno che affronta impettito e in abiti rigorosi delle occasioni legate al tempo libero, alla fuga dalle responsabilità, al disimpegno. Quasi che il nostro Judd avesse voluto collegare il Minimalismo alla seriosità del Bauhaus di Gropius.

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