Ripeto, come credo di aver già detto in passato, che è assolutamente ingiustificata e insostenibile l’affermazione di Papa Francesco secondo cui saremmo in presenza di una terza guerra mondiale. Forse gli è mancata l’occasione di uno scambio di ricordi con papa Wojtila che avrebbe potuto spiegargli che cosa è stata davvero la Seconda Guerra mondiale, coi suoi milioni e milioni di morti. Meno male che Papa Bergoglio ritrova il meglio delle sue prerogative quando, almeno, esclude che ci sia una guerra di religioni. Ma forse un compito utile sarebbe se ricordasse all’Occidente una iniziativa assai opportuna assunta dalla Chiesa cattolica, attraverso i suoi ultimi pontefici, di chiedere perdono delle tante colpe di cui si è resa colpevole in passato, delle guerre fratricide volute verso i fedeli di altri rami del cristianesimo, o delle persecuzioni antiebraiche, o degli autodafé contro eretici, streghe e così via. Il nostro Occidente, lungi dal condurre una accorata riflessione sulla sua perdita di gloria, come vorrebbero gli inconsolabili opinionisti del “Corriere”, capeggiati da Ernesto Galli della Loggia, dovrebbe a sua volta chiedere perdono per tanti crimini del passato, dello schiavismo inventato e praticato soprattutto dal mondo anglosassone, del colonialismo, dello sfruttamento del proletariato. In fondo, i terroristi di oggi sono i, seppur deviati, nevrotici, imperdonabili testimoni che si levano per reagire a questi nostri torti del passato. E il modo migliore per scongiurare questi attacchi starebbe nel cercare di porre rimedio a quelle colpe del passato, e tuttora esistenti, anche se non c’è da illudersi, ci vuole tempo, pazienza, decenni o forse secoli, per rimediare al degrado in cui vivono gli immigrati di vecchie ondate, che non abbiamo permesso che si integrassero, e dunque è da loro, anzi, dai loro figli, ancor più discriminati, che saltano fuori i terroristi, Grottesco è il tentativo di rintracciare i colpevoli tra gli immigrati dell’ultima ora. Il cui afflusso incessante, oltretutto, dovrebbe tranquillizare i vari Galli della Loggia, in quanto sta a dimostrare che l’attrazione dell’Occidente, il riconoscimento che la nostra è la cultura e società e tecnologia in grado di assicurare il maggior benessere possibile, esiste ancora. Diversamente queste folle di diseredati cercherebbero di essere accolte in Turchia, Iran, India… Ma se l’Occidente volesse tenere alto il suo standard di civiltà, dovrebbe intraprendere un’azione pluridecennale per portare gli stessi parametri di sviluppo economico in tanti paesi del Terzo mondo, il che potrebbe anche essere una prospettiva per dare lavoro ai nostri operai. Potrebbero andare con copertura protettiva assicurata, e buoni margini di guadagno, a portare il progresso nei paesi diseredati, a patto che i prodotti delle industre impiantate in loco fossero destinati a quelle popolazioni. Ora purtroppo si procede in senso contrario, il nostro glorioso Occidente, con le sue furbe industrie, ha la tendenza di andare a produrre altrove, sfruttando il basso costo della manodopera di quelle parti, per poi reintrodurre da noi una merce tale da imporre una insostenibile concorrenza a chi resta a produrre nei nostri “vecchi parapetti”, e cerca di non abbassare la dignità della nostra classe operaia obbligandola ad accettare salari al ribasso. Insomma, quel che è certo, è che l’Occidente deve intraprendere un serio esame di coscienza su colpe del passato e prospettive del futuro, invece che adottare misure protettive e cingersi come un fortilizio, secondo gli insopportabili piagnistei degli opinionisti di destra.