In questi giorni in cui Bruxelles e il Belgio sono sotto gli occhi di tutti, spero che non sia sfuggita una piantina riportata da qualche quotidiano dove sono segnate le centrali termonucleari esistenti in quel Paese. Naturalmente lo scopo era di evidenziare il pericolo che quei siti si trasformino in obiettivi di disastrosi attentati, ma un effetto derivato è di far apparire quanto numerosi sono gli impianti di tale natura di cui si può vantare quel piccolo Paese. Al confronto emerge, grave e dannosa, la totale mancanza che di quelle centrali può menare vanto, o invece senso di colpa, il nostro Paese. Temo che noi siamo l’unica nazione, tra quelle appartenenti a un certo grado di progresso tecnologico, a essere del tutto carenti in materia. Personalmente ritengo che questo cedere alla ideologia del “verde” a tutti costi non sia affatto un dato positivo. E’ inutile che si predichino i vantaggi delle sorgenti energetiche rinnovabili, pannelli solari, pale eoliche. Da questi potremo ricavare l’acqua calda per le nostre abitazioni, o forse anche la ricarica delle auto ibride, quando almeno queste conosceranno anche presso di noi una apprezzabile estensione, ma non saranno mai in grado di dare i quantitativi energetici necessari per far funzionare il sistema industriale. Per questo, dovremo continuare a sborsare un caro prezzo verso chi quelle fonti energetiche ce le ha, o per natura, o perché si è dato a tempo debito un intelligente circuito di centrali termonucleari.
L’approvvigionamento principale viene ancora dai materiali fossili, petrolio e gas, pertanto, se cerchiamo di procurarcene quanto più si può a casa nostra, sono sforzi del tutto legittimi e da incoraggiare, e non da ostacolare, come pure tenta di fare la carica degli ambientalisti, innamorati di un’Italietta che vorrebbero vedere limitata al turismo e alla buona cucina. Con ciò ovviamente arriviamo al referendum che scatterà tra poco, promosso appunto dallo spirito “verde” e ambientalista ad ogni costo. Meno male che almeno è caduto l’argomento risibile che le trivellazioni sarebbero suscettibili di provocare scosse sismiche, come se il fondo marino fosse un temibile gigante addormentato che sarebbe pericoloso risvegliare. C’è dunque da augurarsi che la gente davvero, anche in questo caso, “vada al mare”, fra l’altro non trovandolo più inquinato dal fenomeno delle alghe, che solo qualche tempo fa aveva costituito un temibile spauracchio, uno dei tanti “idola tribus” che ci tormentano, e che beninteso portano sempre a condannare l’industrialismo. Allora si parlava di un inquinamento proveniente dal troppo di industrie insediate nella Val Padana, mettendo a tacere il fatto che l’invasione delle alghe era già apparsa più di un secolo fa, quando di industrialismo ancora non si parlava.
Naturalmente questo discorso non intende affatto essere assolutorio della marachella compiuta dall’ex-ministro Guidi, che peraltro con le sue dimissioni ha già pagato un qualche prezzo, inoltre, non essendo deputato, è esposta come tutti, a cominciare dal suo compagno, alla giustizia ordinaria, che nei suoi confronti potrà seguire il corso normale. Se poi anche l’altro ministro Boschi dovesse risultare compromessa, ebbene, nessuno è indispensabile, e anche per lei si potrebbe parare lo spettro delle dimissioni, visto che questa volta dovrebbe rispondere di colpe commesse di persona, e non ricadenti su di lei per via del padre. Ma non si deve assolutamente concedere che le varie richieste di dimissioni tentino di mandare a casa un governo che finalmente interrompe un letargo pluridecennale, riuscendo a muovere le cose e a organizzare il cambiamento.