La sinistra, in tutto il mondo occidentale, si sta comportando come un proletario che, invitato nel salotto buono della controparte, del capitalismo, vecchio o nuovo che sia, non vuole comportarsi male, dimostrando anzi che, perbacco, ha anche lui imparato un po’ di buone maniere, e quindi tutto può essere messo in discussione, ma il cuore stesso del sistema antagonista, cioè la borsa e i suoi sacri riti, questi no, essi costituiscono un dogma. Invece io credo che proprio in questo ambito si debbano apportare riforme decisive, senza lasciar correre le cose. E’ vero che ci sono in giro gravi fattori turbativi, il calo del prezzo del petrolio, la minore produzione in Cina, il poco incremento del prodotto interno europeo, il crollo di alcune banche Ma sono fattori non momentanei, che non implicano un mutamento “ad horas”, e invece vediamo le borse impazzite, un giorno vanni giù, il giorno dopo rimbalzano in su, e così via, il che significa una cosa sola, che c’è una genia di speculatori che ci marciano sopra, con mosse abili e di dubbia legalità, manovrando astutamente a tutto loro vantaggio, Per esempio, mi piacerebbe sapere se esiste ancora quel gioco perverso e truffaldino che consiste nel vendere allo scoperto titoli che non si possiedono, così abbassandone il valore e poi ricomprandoli, per restituirli, pagandoli molto meno di quanto hanno preso vendendoli al valore precedente. Vorrei tanto che i nostri inutili salotti televisivi, pronti a pestare l’acqua nel mortaio, ci illuminassero su questi aspetti di grave momento.
Naturalmente, la nostra sinistra beneducata sa che la borsa ha una sua presenza necessaria, per esempio è sano che i risparmiatori acquistino dei pacchetti di azioni, ma dovrebbero essere esposti solo a un rischio normale dell’andamento delle società su cui hanno scommesso, guadagnando o perdendo in base alle loro vicende. Invece intervengono i giochi assurdi di un branco di professionisti a falsare le cose. Come tentare riformare il sistema liberandolo dagli aspetti più perversi? Quando scrivevo sulle pagine dell’”Avanti!” avevo lanciato una proposta, forse ingenua, insostenibile, ma credo che a qualcosa del genere si debba pervenire, che cioè si distingua tra azione e azione, una metà venga bloccata, sottoposta cioè a una durata annuale, con obbligo del possessore di tenersela e di sottoporsi al rischio del normale stato di salute o di malattia dell’azienda su cui ha puntato, con facoltà di disfarsi del titolo solo a una scadenza annuale o comunque prefissata. Un’altra metà, invece, sia pure lasciata al gioco perverso degli scommettitori e bari di professione. Solo così la borsa potrà ritrovare un corso virtuoso e giovevole ai risparmiatori.