Attualità

Domenicale 13-3-16

L’argomento del giorno è dato senza dubbio dagli attacchi astiosi e virulenti che Massimo D’Alema sta rivolgendo al “renzismo”. Si sbaglierebbe nel vedere in essi solo dei fatti contingenti, al seguito di effetti collaterali provocati dalle primarie appena condotte, soprattutto le napoletane. Come ho già detto in precedenti “Domenicali”, si sta consumando un fenomeno da dirsi addirittura storico, di cui dovranno tenere conto quanti in tempi prossimi vorranno fare la storia politica del nostro Paese. Ora è posta alle corde l’eredità più o meno legata a una mai del tutto rinnegata ortodossia marxista, quale si è espressa per decenni nella politica del PCI, volta a temere, a schiacciare, o quanto meno a squalificare una distinta linea socialdemocratica. Non si può dimenticare l’epiteto di “socialtraditore” che chi si è mosso con tetragona certezza a partire da quella linea ha scagliato contro quanti la pensavano diversamente, Ne è venuta la condanna della linea Saragat-Nenni-Craxi, anche per il timore che questa potesse prevalere. Proprio l’azione tenace, implacabile del PCI e derivati ha sempre portato alla sconfitta di questa possibilità alternativa, oltretutto obbligandola, semmai, a fare blocco con le forze conservatrici espresse da Mamma DC, il che ha provocato un ulteriore discredito della causa socialdemocratica, con applicazione di un disastroso “come volevasi dimostrare”, che cioè gli aderenti a quella diversa impostazione non mancavano di tralignare, di venire assorbiti da un fronte di destra. Si noti che il nostro è stato l’unico tra i Paesi europei di prima grandezza a godere di questo assai dubbio privilegio di ospitare una sinistra massiccia, immobile nei suoi pregiudizi, vigile a impedire che l’alternativa socialdemocratica potesse prendere il potere, mentre altrove questo nucleo preteso sano e irrinunciabile è stato da tempo emarginato, a vantaggio di soluzioni da dirsi in definitiva socialdemocratiche, pur con diverse sfumature e declinazioni. Ebbene, ora i D’Alema e Cofferati, con indubbia lucidità da parte loro, sono ben consapevoli di questa perdita di influenza, e tentano di difenderla, di rilanciarla, ma con esito scarso. Se escono, sono condannati alle basse percentuali “da prefisso telefonico”. Se restano, se la dovranno vedere con le prossime primarie in vista di un congresso che possa detronizzare il renzismo e ridare a loro il primato di cui hanno goduto per tanto tempo. Naturalmente per quanto mi riguarda, da socialdemocratico convinto, e più volte processato da compagni intellettuali propensi alle soluzioni “forti”, mi auguro che questa rivincita non riesca, che i suoi fautori risultino definitivamente superati dalla storia, e che dunque l’Italia chiuda la lunga fase di anomalia, rientrando a pieno titolo nel solco delle democrazie di oggi, dove a contendere il potere alle destre non ci sono più gli eredi di un marxismo ortodosso, bensì coloro che risultano allineati ai parametri di una autentica socialdemocrazia, anche se ci sono tanti problemi nei cui confronti questa opzione non possiede certo la bacchetta magica per risolverli.

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