Forse è ora di prendere il toro per le corna, alludo al sempre riaperto dibattito tra il Nord Italia, che sarebbe industrioso, capace a ogni livello, e un Mezzogiorno sempre tardivo e lento nelle mosse. Anche di recente abbiamo assistito al battibecco tra governanti del Nord, come Sala a Milano e Zaia nel Veneto, che hanno chiesto che venissero girati a loro i fondi del PNRR che il Sud si mostra incapace di “mettere a terra”, come oggi si dice, meritandosi le proteste di Mastella e di De Luca. Ma la questione è di lunga data, e si spiega con fattori geografici e ambientali. Ai tempi di Roma, il Sud era avanzato, come dimostrano gli scavi vesuviani da cui emerge il grado di benessere attestato da Pompei, Ercolano, Stabia, quando invece le pianure del Nord erano coperte da foreste in cui vivevano tribù retrograde. Poi nei secoli tutto è cambiato, ma non si tratta certo del fattore umano. Gli uomini della Puglia, della Campania e della Sicilia hanno costruito i destini avanzati di Torino e di Milano, esondando anche oltre frontiera, seppure tra infinte piaghe e patimenti, per la semplice ragione che là hanno trovato condizioni climatiche in linea con la civiltà industriale. Se l’Italia fosse tutta una pianura padana, o con lembi affini ai fianchi, saremmo forti e ricchi come la Germania e la Francia, ma il Sud, percorso da infinite catene montagnose, e da un clima sempre assestato su alti gradi, si mostra del tutto alieno all’universo dell’industrialismo e delle tecnologie avanzate. Non solo, ma col suo suolo accidentato dà facilmente rifugio alle forze di un contropotere avverso a quello dello Stato, fin dal tempo dei Borboni, e di un banditismo endemico che sfocia nelle attuali forme di criminalità avanzata, la Mafia, la Ndrangheta, la Camorra- Non è che in passato forme di banditismo siano mancate anche a Nord, basti pensare al Passator Cortese, “re della montagna”, come ha ben detto il Pascoli, ma perché anche lui poteva sfruttare le anfrattuosità degli Appennini. E dunque, ci sono inevitabili caratteri endemici che provocano il costante dislivello tra le prestazioni del Nord e quelle del Sud Italia. Come rimediare? ingegnandosi ancor di più a realizzare le infrastrutture, le ferrovie, i trasporti aerei, il ponte sullo stretto di Messina. Non sopperisce certo il turismo, risorsa di corto fiato, forse ci vorrebbe una agricoltura attuata con mezzi avanzati. Ma in primo luogo bisogna essere consapevoli di questa sproporzione scaturente da profonde ragioni ambientali, che rendono ardua la sfida a chi vuole innovare, tentare di portare sullo stesso piano le due metà dell’Italia.