Interverrò in un prossimo domenicale motivando la mia decisione di non andare a votare sul referendum relativo al taglio di gran numero dei nostri parlamentari. In merito al momento mi limito a osservare che sull’esito non c’è da avere dubbi, vincerà il sì, anche se magari solo di stretta misura. Comunque, sarà una risoluzione priva di impatto sul governo. Mentre ovviamente potrebbe essere più grave l’esito delle votazioni regionali, se per esempio la sinistra perdesse la Toscana e la Puglia. In merito, non resta che invocare il voto disgiunto, in nome di una sua utilità, come del resto è già avvenuto in Emilia Romagna, salvando la candidatura di Bonaccini. C’è da augurarsi, cioè, che anche dove, come nella maggior parte dei casi, le forze di governo non si sono alleate tra loro e non hanno rinunciato a presentare propri candidati, il buon senso degli elettori non cada nella trappola e dia il voto “utile” al nome con maggiori possibilità di riuscita, che in genere è quello proposto dal Pd. Però, se anche questo non avvenisse, e la destra riuscisse a infliggere un cappotto ai giallo-rossi, nulla seguirebbe, non si può andare al voto senza una legge elettorale accettata a maggioranza. E’ curioso che proprio I Salvini e Meloni che a ogni passo invocano l’andare alle urne, dichiarino invece che al momento è fatica sprecata affrontare il problema di una nuova legge elettorale, Ma questo è un modo per sottoscrivere un rinvio sine die delle elezioni.