Cerchiamo di mettere in po’ di realpolitik nella tragedia dell’Ucraina. Mi pare che non ci sia nulla da fare, se Zelensky ama davvero il suo Paese, come ha ampiamente dimostrato, se ne deve andare, uscire dai confini, altrimenti trascina la sua terra in una sanguinosa guerra casa per casa, con migliaia di vittime e di rovine senza fine. Il che vuol dire che l’Ucraina sia destinata a diventare una regione succube della Russia? Non credo, qui c’è pure un ruolo anche dell’Occidente, Usa, NATO, EU, i quali devono fornire solide garanzie che non hanno alcuna intenzione di collocare dei missili in quel Paese infelice. Con i sistemi di controllo di oggi, è facile per i Russi verificare se questo impegno sia rispettato davvero. Ma detto questo, se appunto l’Occidente sa premere, e le sanzioni economiche dovrebbero pure avere il loro peso, penso a me stesso come mi troverei male se a un tratto mi risultassero inutilizzabili carta di credito e bancomat, si può ottenere che alla testa dell’Ucraina non venga posto un fantoccio manovrato da Putin, ma che si tengano davvero libere elezioni. Credo insomma che, pur senza accoglierlo nell’EU, a quel Paese si possa concedere di vivere in stile occidentale, pur nel rispetto della neutralità. Lo fa da anni e con ottimo esito, la Finlandia. Non solo, ci potrebbero essere perfino dei vantaggi economici, noi occidentali, invece di dare all’Ucraina inutili armi, dovremmo dare soldi, tanti, per consentirne la ricostruzione, e altrettanto dovrebbe fare in primis la Russia, principale responsabile della distruzione delle città ucraine. Quanto a Zelensky, se fuoriuscito, e convenientemente alloggiato all’estero, potrebbe diventare il garante, per un verso, della neutralizzazione del suo Paese, ma per un altro, della possibilità che esso goda di tutte le libertà occidentali, pur non conferendogliele formalmente. È un’utopia? Forse, ma dipende dalla fermezza, dalla forza di noi Occidentali, invece che far risuonare il melodrammatico e ipocrita “armiamoci e partite”.