Forse è lecito accantonare il dramma del coronavirus, anche se i “nuovi monatti” si impegnano allo spasimo per frenare, per impedire il ritorno alla normalità, ma sembra che finalmente la cittadinanza sia “vaccinata” contro il loro interessato terrorismo. Si affaccia di nuovo la questione delle votazioni regionali, il che ci riporta pari pari alla problematica già conosciuta nell’inverno scorso, al momento di quando noi emiliani eravamo andati alle urne, conclusosi per fortuna con l’ottimo successo di Bonaccini. Ora lo squalo Salvini si agita di nuovo, intravede la possibilità, molto probabile, che lo scontro del prossimo settembre si risolva a suo vantaggio, con un bel bottino di presidenze strappato agli avversari del governo giallo-rosso. Ma tranquilli, anche se a lui le cose andassero bene, non riuscirebbe a portarci alle elezioni, come non ce l’avrebbe fatta neppure se avesse vinto in Emilia Romagna. Si potrà sempre dire che un conto è la sorte del Paese, regolata da elezioni politiche generali, un altro l’esito di elezioni pur sempre locali. Inoltre, c’è anche di mezzo il referendum che sicuramente porterà alla riduzione dei membri del parlamento, con un laborioso processo di rifacimento dei collegi, roba lunga mesi. E ritengo molto improbabile che entro questa estate si riesca davvero a far nascere una nuova legge elettorale. Ciò detto, sarebbe comunque abbastanza debilitante il fatto che il centro-destra alle prossime regionali si portasse a casa un bel bottino, e dunque sono ragionevoli gli appelli, soprattutto del segretario del Pd Zingaretti, di non andare separati a quelle prove. Ma è anche difficile concordare su candidati unici, e dunque, di nuovo, non resta che raccomandare il ricorso alla desistenza. I Cinque stelle, che sanno bene quanto siano deboli nelle prove di carattere locale, se anche non vogliono rinunciare al rito di presentare candidati propri in ogni regione, facciano capire tra le righe che non ci credono troppo, che una rinuncia, una astensione, o una confluenza alla chetichella nelle liste dell’alleato non proprio amato, sarebbero opportune. Lo stesso va detto per l’Iv di Renzi. Se proprio non vuole rinunciare a porre nelle Puglie una candidatura Scalfarotto per legittima opposizione a Emiliano, accompagni quel gesto virtuale con un suggerimento “sottobanco” di non prendere la cosa troppo sul serio. E poi, come ho già detto più volte, proprio a Renzi si para innanzi lo spettro di una legge elettorale con sbarramento fissato al 5% dei suffragi. Come rimediare a questa strozzatura? Mi sembra che un sistema di voto non proporzionale ma per collegi non porti alcun giovamento a questa lista che non decolla, se non attraverso un accordo col vicino di casa, col Pd, termine a mio avviso di una confluenza che ritengo inevitabile e salutare per tutti.