Torno per l’ennesima volta sul tema che mi sta a cuore più di ogni altro, il possibile incontro tra il Pd e il M5S, su cui c’è qualche fatto nuovo, come il sondaggio effettuato dall’attendibile Pagnoncelli e pubblicato sul “Corriere” di ieri. Da esso risulta che la maggior parte di nostri cittadini crede in un proseguimento dell’attuale pateracchio tra Lega e Pentastellati. Purtroppo credo anch’io che sia così, e che i due, assieme, ci portino verso la catastrofe, al punto che domenica scorsa ho detto che siamo come su una fragile imbarcazione sull’orlo delle cascate del Niagara. Ma, seppure timidamente, al 30% è pure comparsa sul tabellone virtuale di Pagnoncelli l’ipotesi del matrimonio a mio avviso lecito e auspicabile. Contro di esso, invece, si è scagliato lunedì scorso, su “Repubblica”, un commentatore pur saggio come Ezio Mauro, giudicando una unione del genere come un vile mezzuccio, degno del peggiore trasformismo nostrano. Ma perché, non sarebbe il lecito tentativo da parte del partito ufficiale della sinistra, il Pd, di andare a rafforzare l’analoga componente, che senza dubbio esiste nei Cinque Stelle, anche per la buona ragione che gran parte di quell’elettorato, soprattutto dei giovani, è trasmigrato su quella sponda abbandonando appunto il Pd? Sarebbe quindi una mossa più che giustificata e a mio avviso funzionante.
Un altro dato che mi sconcerta è la sicurezza espressa da tante parti che, se cade l’attuale governo, non ci sarebbe che il ricorso alle elezioni. Se Mattarella imboccasse questa strada, sarebbe di nuovo reo, per il motivo opposto, della sua grave colpa storica di aver consentito il matrimonio illegittimo tra Lega e Cinque stelle. Doveva essere chiaro a tutti, fin da quel momento, di quanto male fosse foriera quella pusillanime decisione del capo dello Stato di evitare ad ogni costo di portarci a nuove elezioni. Questo pessimo governo attuale, fatto oggetto di ogni possibile discredito, da chi è stato originato, se non dalla pessima decisione presa allora da Mattarella? Voglio ben sperare che, se di nuovo si presentasse il dilemma se andare a nuove elezioni o tentare di creare un governo con le forze esistenti in Parlamento, questa volta Mattarella confermerebbe la sua linea di prudenza e di “salvare il salvabile”, se no, sarebbe colpevole di un nuovo tradimento, e passibile di empeachment. Quanto a un Pd che sdegnosamente snobba l’incontro con il M5S, mi pare che veleggi nel vuoto. Ridicola, è la soluzione di avanzare una mozione di sfiducia contro Salvini, come del resto già era apparso all’inizio, sarebbe un modo di rafforzarlo. E non saranno “parole parole parole”, cioè bei proponimenti, ad attirare gli elettori perduti alla nostra causa. Un governo, qui e subito, con i Cinque Stelle sarebbe il miglior modo per dimostrare coi fatti che siamo capaci di portare l’Italia fuori dai guai. Ma purtroppo Salvini non farà mai la crisi, e Di Maio gli reggerà sempre il bordone, ci vorrebbe una rivolta dei peones contro di lui, ovvero si può sperare in una crisi di governo solo con provenienza da dissidenti dalla formazione che, non dimentichiamolo, è pur sempre maggioritaria nell’attuale Parlamento.