Né con Grillo né con Conte, così si potrebbe riassumere il mio predicozzo odierno. Grillo è stato un pifferaio nefasto, che ha trascinato una bella fetta di popolo italiano nelle sabbie mobili del qualunquismo, di una reazione all’esistente fatta solo di rifiuti, di “vaffan’”, come ben si sa. Purtroppo fenomeni del genere, già ben conosciuti in passato, e forse endemici, basti pensare all’”Uomo qualunque” di Giannini e Guareschi, saranno sempre più frequenti, con l’aiuto dei media. Sono come delle male notti che ci si deve augurare che passino al più presto. Ma una punta di ingegno in Grillo c’è, e trovo che ha del tutto ragione nello spietato giudizio che dà di Conte, questo mediocre mediatore del nulla e dintorni, salvo a tutelare con cura la propria immagine. Che cosa c’è da mediare in un movimento quale i Cinque stelle, che non sanno bene chi sono, se vanno a destra o a sinistra? Aveva ragione Renzi a diffidare di loro, salvo poi a fare un ragionamento di realpolitik, quando il loro forte numero di deputati poteva costituire una provvidenziale diga contro la destra di Salvini, che altrimenti avrebbe preso il potere con conseguenze disastrose. Spero che dalla disintegrazione dei Pentastellati il Pd prenda il coraggio di fare da sé, raccogliendo le sparse membra di chi se n’è andato, da LEU allo stesso Renzi. Ma certo bisogna attendere un segretario illuminato, un Bonaccini, quando avrà terminato il suo mandato di presidente di Regione, e potrà riprendere a bordo lo stesso Renzi. Il quale, unico vero stratega della sinistra, per fortuna è giovane e dunque può attendere che passi l’intero ciclo dominato da Draghi, di premier e di presidente della Repubblica, insomma, un decennio di attesa, poi i giochi si riapriranno.