Attualità

Dom. 4-6-23 (mafia-stato)

Ritorno su una questione su cui mi par che sia già stata fatta piena. Riguarda i cosiddetti rapporti o collusioni mafia-stato. La cosa ovviamente è gravissima per i crimini di Capaci e via D’Amelio, ma in quel caso ci voleva poco per avere degli informatori solleciti a far sapere ai dinamitardi quando ci fosse l’arrivo di Falcone, moglie e scorta sul luogo previsto per l’esplosione. Più chiara in definitiva la dinamica degli attentati del ’93, che furono di più lieve entità e avevano solo un fine intimidatorio nei confronti del presidente Scalfaro per indurlo a far cessare il carcere duro previsto dal 41 bis. In quel caso il fine fu raggiunto, dato che Scalfaro ordinò all’allora ministro della giustizia di moderare il rigore di quell’articolo, E le bombe, in quel caso, non pretendevano di fare vittime, infatti quelle deposte contro Maurizio Costanzo fecero cilecca, purtroppo le altre di Firenze nei pressi de circolo dei Georgofili fecero cinque vittime, ma perché si trovarono malauguratamente suk posto. Puramente dimostrative dovevano essere anche quelle messe a Milano vicino al Padiglione di Arte Contemporanea. Furono del tutto imprudenti e irrispettosi delle norme di sicurezza i vigili o le guardie che pur vedendo uscir fuori del fumo dal bagagliaio di una auto in sosta vollero andare a vedere, così causando l’esplosione, che fece pure un’altra vittima non voluta di un clochard che dormiva su una panchina nel giardino accanto. E ci fu anche la stoltezza dei responsabili del PAC che non usarono la precauzione di togliere il gas all’impianto, così causandone l’esplosione quando l’ambiente fu saturo della emissione. Naturalmente questo non vuole essere un verdetto di assoluzione dello Stato, allora, complice Scalfaro, ci fu proprio un cedimento alla mafia, ai nostri tempi abbiamo assistito al libero circolare di Messina Denaro per le vie del suo feudo senza che le forze dell’ordine fossero capaci o volessero intervenire, e lui stesso, in definitiva, si è arreso e consegnato, vittima della grave malattia che lo debilita, così come, ad andare a vedere, sia Riina sia Provenzano si sono consegnati, procurando che prima fossero portati via dai loro nascondi

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