I miei pochi lettori domenica scorsa saranno rimasti delusi nel non ritrovarmi al solito appuntamento domenicale, in effetti per una misteriosa ragione tecnica non riuscivo a entrare nel blog, ora ci riesco, quindi, tutto come prima.
Mi chiedo se sia opportuno che in Italia permanga la schiera iniqua dei talk show, il cui compito sembra essere soltanto quello di riversare tonnellate di pessimismo, o dciamo pure di merda, su quanto avviene nel nostro Paese, con particolare riferimento a una disistima costitutiva nei confronti di Renzi. Forse quei salotti sono tutti in preda alla sindrome del Gattopardo, cioè di criticare tutto perché nulla cambi. infatti il furore con cui sono stati accolti i tentativi renziani di mutare le cose è stato motivato, in definitiva, dalla paura che ci fosse qualcuno capace davvero di cambiare le cose. Apprezzo in genere Crozza e il suo umorismo, che però, se si tratta di fare la caricatura di Marchionne o Rezza o Briatore è bonario e divertente, mentre quando si rivolge contro Renzi è maligno, feroce, distruttivo, Se prendiamo il salotto della Gruber come quello che va per la maggiore, in genere ci sono due anti-renziani con un solo difensore dell’ex-premier. Il tutto dà l’impressione del serpente che si morde la cosa, completamente immemore delle accuse a suo tempo scagliate. In questo momento si rimprovera a Renzi di appoggiare un sistema elettivo proporzionale che reintrodurrebbe l’ingovernabilità, ma si dimentica che fino a ieri la sua proposta di un ballottaggio risolutivo era additata come il principio di ogni male possibile. Ci si è messa anche la corte costituzionale, pavida, tutt’altro che indipendente ma anche lei divisa nei vari schieramenti, che ha speso un mucchio di tempo prima di dichiarare incostituzionale il ricorso al ballottaggio, che pure è un sistema tranquillamente accettato in altri Paese, come la Francia, e da noi viene considerato eccellente per l’elezione dei sindaci. E’ caduta pure la possibilità di mantenere un consistente premio di maggioranza, ma che colpa ha Renzi se ormai appare chiaro che nessuna lista può andare oltre il 30% dei consensi? Ci si mette anche Veltroni, a lamentare che per questa via si ritorna al passato. Ma quando lui ci ha provato, il suo 33% dei consensi non ha risolto nulla. C’è anche chi lamenta che il PD di cui Renzi è tornato a essere segretario a pieni voti non apra alla sinistra, come viene suggerendo Pisapia, contro cui sono ben lieto di aver espresso, nel Domenicale scorso, un’accusa di totale ipocrisia di condotta. Ma che senso ha insistere su una possibilità del genere, quando Bersani e compagni se ne sono andati non sopportando più la leadership renziana? L’unica possibilità di riaprire un fronte a sinistra sarebbe che Renzi si togliesse di mezzo, uscendo definitivamente dalla scena politica, cioè praticando su se stesso una specie di hara-kiri. In fondo, essi non perdonano la svolta socialdemocratica impressa al Pd da questa politica, però, a quanto pare, apprezzata dal popolo della sinistra, visto il consenso confermato al leader toscano nelle recenti primarie. E dunque, siamo destinati all’”inciucio”, a una alleanza di necessità coi berlusconiani, nella prossima legislatura? Ma la ragione sta nei numeri, e anche nella scelta del male minore, come del resto ci sta consigliando l’intera opinione pubblica europea. Purtroppo, anche per questa volta nessuno “smacchierà il giaguaro”, meno di tutti potrà esserlo Bersani con la sua striminzita pattuglia che ha salvato l’anima, ma perso qualsiasi incidenza politica.