Cerco di ripetere e di precisare ancora una volta quanto accetto tra le imposizioni dettate dall’attuale regime pandemico, e quanto invece respingo con furore crescente.
Punto uno. Non sono certo un “no vax”, ho già fatto il primo vaccino e tra pochi giorni avrò il secondo. Ho lodato la buona organizzazione della Regione Emilia Romagna da cui, come ultraottantenne, ho ricevuto una lettera con le varie istruzioni da seguire, e recatomi nel luogo assegnato, vi ho trovato un trattamento efficiente e Funzionale Ma resta del tutto sospeso, in mano alla congiura di Speranza e compagni, quanto farà seguito alla mia immunizzazione, pare che dovrò continuare a portare la mascherina e ad attenermi ad altri divieti fino a quando la vaccinazione avrà raggiunto un numero congruo di soggetti. Ovvero, i nuovi monatti cercano di estendere il loro regno fino alla fine di settembre.
Punto due. Trovo giusto il cosiddetti coprifuoco, dalle 22 al mattino, soprattutto per escludere le pericolose movidas e gli apericena.
Ma qui termina quanto concedo alla repressione, protesto per tanti altri aspetti, purtroppo vedendomi costretto ad apprezzare le proteste della destra, da Salvini alla Meloni, con la sola eccezione del mio amato Renzi. Trovo che non ci sia alcuna ragione di impedire ai ristoratori di effettuare pranzo e cena, beninteso entro l’orario previsto. I tavoli riservati a non più di 4 persone per volta, da prenotare, controllando l’accesso con termo scanner, sono tra in i luoghi più sicuri e immuni da contagio. Lo stesso si dica anche per barbieri e cose del genere, ma soprattutto per il sistema scolastico. La DAD è infausta, negativa, non c’è nessuna prova che l’accesso alla scuola degli studenti in presenza sia causa di contagio, qualche rischio si potrebbe imputare ai trasporti, ma basterebbe controllare gli ingressi alle metropolitane, quando ci sono, con termo scanner, e con un sistema di controllori mobili sugli autobus, oppure aumentando il numero di autobus in servizio, anche da compagnie private, che ne hanno a disposizione in abbondanza per la crisi del turismo. E naturalmente non ci sono ragioni per mantenere chiusi musei, mostre, cinema, teatri, luoghi il cui accesso è perfettamente controllabile con prenotazioni contingentate, controllo termo scanner all’ingresso, rispetto delle distanze.
Ma la questione più irritante è quella dei morti. Fa ridere l’accusa di spalmarne il numero dei decessi cui sarebbe ricorsa la Sicilia per tentare di uscire dal rosso, come se i nostri nuovi monatti non facessero ogni giorno l’operazione inversa, di prendere i morti per cause naturali, cardiache, di tumori eccetera, portandoli ad arricchire il numero dei morti per presunto covid, tanto, chi controlla la differenza? Quello che conta è terrorizzarci. I morti del 2019 sono stati 650.000, l’anno dopo non ce ne sono stati 100.000 di più, ma al massimo 50.000, tutti da cercare nei ricoveri per anziani. lasciati allegramente a venire contaminati col trasferimento in quelle sedi di vittime del contagio. Ci vorrebbe un’inchiesta contro Speranza e compagni, con accusa di omicidio colposo. Mi auguro che i parenti delle povere vittime stiano procedendo in questo senso.
Naturalmente è del tutto ridicola la questione dei tamponi, che vengono eseguiti ogni giorno ad libitum, mentre per ricavare delle statistiche credibili la prima condizione sarebbe che ci si basasse ogni giorno su un medesimo numero di casi. Inoltre è sparita la banale influenza, per la semplice ragione che gli influenzati vengono messi direttamente nel numero dei contagiati da covid. I quali inoltre, se infetti, non possono sperare di essere soccorsi a domicilio dai medici di famiglia, e allora chiamano il pronto soccorsi e si accalcano negli ospedali.