Ieri sera ho ascoltato il salotto della Gruber in cui intervenivano due “pezzi da novanta”, Scalfari e Mieli. Confesso che speravo che l’uno o l’altro di loro accennasse, seppure in termini dubitativi, all’unica soluzione che continuo a ritenete proficua, l’alleanza tra il Pd e Cinque stelle. Invece niente, seppure in un quadro sconfortante e privo di luce. Ormai quasi tutti sono concordi nel ritenere che Salvini si guarderà bene dal rompere l’alleanza con Di Maio che gli rende tanto bene, potendolo dominare alla grande. E allora perché rischiare le urne, con la prospettiva di dover andare a governare con quel che resta di Berlusconi e con la Meloni? Magari ci fosse questa crisi, dato che un Mattarella restio a portarci a nuove elezioni sarebbe matematicamente costretto a tentare l’altra possibile maggioranza parlamentare, che continua ad esserci, anche se quasi tutti sembrano trascurarla, ovvero la stesura di un “contratto” tra Pd e M5S. Zingaretti viene in genere promosso, ma non gli si para innanzi un avvenire molto brillante, di un partito che sul filo degli anni e delle tornate elettorali può sperare solo di raggranellare qualche punticino in più. Che fare allora? Lavorare al fianco la schiera pentastellare, che dovrebbe pure nutrire sentimenti di inquietudini e di incertezza, lasciando perdere un Di Maio, vittima della sindrome “come me muovo me fulminano”, ma su un Fico ed altri dissidenti potenziali. Come già detto, non ci vogliono incontri pseudo-segreti della mezzanotte, ma basterebbe un lavorio ai fianchi nelle mille occasioni di incontro spicciolo che i parlamentari consumano ogni giorno. La cosa più patetica è l’invito, anzi, l’auto-invito, che Pd e simpatizzanti si rivolgono ad allargare l’area dei consensi. Ma allora, perché non andare a riprendere il voto giovane, dai diciotto ai trent’anni, che ha disertato in massa il partito della sinistra andando ad alloggiare coi grillini? E’ stato un rifiuto di fedeltà ai padri, che tradizionalmente votavano a sinistra, e dunque un’area potenziale di allargamento ci sarebbe già bell’e pronta. Purtroppo ci vogliono dei leader con fantasia, con coraggio, e anche senso del gioco, come ce ne sono stati nei momenti di svolta. Altrimenti il nostro triste destino è di rimanere schiacciati nella stretta mortale dei due partiti al governo, che preferiscono trascinarci fino al default piuttosto che aprire a nuovi scenari.